venerdì 9 dicembre 2011

giovedì 8 dicembre 2011

domenica 20 novembre 2011

E alla batteria...

Da oggi c'è un nuovo autore, qui a/in/per Cowablog. Se prima non la si finiva più di metterci roba, pensa ora. Si chiama Sara. Le piace disegnare, fare le torte e praticare il voyeurismo. Di' ciao, Sara. Per ora c'ha fatto lo sfondo con le budella, che non passano mai di moda e fanno pendant con l'intestazione della data. Grazie, Sara.

Nell'immagine non sapevo che metterci, quindi ho scelto la pizza, che tanto piace a tutti.

giovedì 10 novembre 2011

Anche Giuda avrà avuto le sue buone ragioni

Qualche tempo fa si è stati a Londra. Bella, Londra.
Da una parte della strada fast food che molto sobriamente scelgono nomi sottili come EAT., belli maiuscoli e col punto alla fine, dall'altra spettacoli e musical che ti sembra Broadway. Ci sono quelli famosi e quelli un po' meno, quelli che vengono dai film e quelli che il film ce l'hanno fatto poi. Un po' di tutto, ma tutti con la locandina piena di quelle super-recenzioni e dei pareri estasiati dei critici e di un sacco di stelle manco San Lorenzo, tipo "It's the very very finest stupendolous spettacolous in the history of the magic in theatre! ☆☆☆☆" o "Your eyes cannot resist to this strabilliantis incrediboul miracle of music! ☆☆☆☆☆". Cose così. C'è Billy Elliot, Sister Act, Batman, Priscilla la Regina del Deserto, uno con un'improbabile Shrek e quello che omaggia i Queen, con la statua ganza di Mercury fuori. Se cerchi bene magari trovi anche quello dei Pokémon e di Schindler's List. Ma ce n'è uno in particolare che ha catturato l'attenzione.
Si chiama Wicked.

Sarà che ci passavamo continuamente davanti per tornare in ostello. O sarà che lo sguardo era attirato dalla predominanza del colore verde su porte, manifesti, insegne, tappeti, nastri, cornicioni, lampade, cordoni, maniglie e tombini. Più probabilmente, sarà che aveva a che fare con Il Mago di Oz. A me Il Mago di Oz piace tanto. Il libro, il film. Dai pochi indizi presenti sulle locandine si capisce poco della trama, il musical sembra un prequel delle vicende riguardanti Dorothy incentrato sull'adolescenza e sul rapporto tra la Perfida Strega dell'Ovest e Glinda, quella buona, del nord, che nel film sembra essere sotto gli effetti dell'LSD. La curiosità si accende comunque, ma vedere lo spettacolo è escluso. Un po' perché il soggiorno è breve, un po' perché le priorità sono altre, un po' perché il biglietto costa tanto, un po' perché il resto del gruppo dice che i musical sono le cose dei gay. Sarà per la prossima.

A me però il concetto continua ad interessare e una volta a casa mi informo un po'. Il tutto è tratto da un libro, qui in Italia tradotto col nome Strega. Leggendolo viene fuori che è un prequel de Il Mago di Oz che proprio prequel non è. Cioè. Si, che viene trattato il periodo antecedente alla venuta di Dorothy, però quello raccontato è un universo parallelo a quello classico. O meglio, è diverso il punto di vista con cui viene raccontato, l'universo classico. Qui si parla della nascita e della crescita della Perfida Strega dell'Ovest, che magari poi così perfida non era.
Il senso del libro è questo, un divertente cambio di prospettiva. Il Mago di Oz, come lo conosciamo noi, è sbagliato. Ce l'hanno raccontato male, c'hanno ingannati, non guardavamo nella lente giusta. Tutta propaganda. Il buon Mago, nascosto nella Città degli Smeraldi, è in realtà un despota, un tiranno con manie di conquista a comando della sua milizia segreta, un'orwelliana gestapo. Glinda, la Strega buona, è una sprovveduta, l'ingenua amica del cuore che farà le scelte sbagliate. E Elfaba, la Strega cattiva, strega per caso, non è che una ribelle, pronta a combattere il regime del Mago. Se desidera le scarpette magiche appartenute alla sorella defunta, se tutta Oz la disprezza e se Dorothy viene inviata a toglierla di mezzo, un motivo che va oltre la semplice perfidia c'è. Tutto è sotto la nuova luce. Come dire che Sauron ha solamente, in maniera del tutto lecita, cercato di riprendersi una proprietà che ingiustamente gli era stata sottratta.

Di accenni al mondo di Oz ce ne sono. Sia dal libro (o dalla serie di libri in generale) che dal film. Anzi, spesso a cavallo tra i due, come per le scarpette magiche dall'indecifrabile riflesso, diviso tra il bianco e il rosso. E poi riferimenti ad apparecchi tik tok, alle calze a righe della Perfida Strega dell'Est, all'origine degli oggetti animati (come può esserlo uno Spaventapasseri) e ad un cucciolo di Leone, che fa da cavia per un esperimento, terrorizzato e tremante.
C'è anche da dire che pur essendo legato ad una favola, il libro assume un tono più maturo ed esplicito del previsto. Violenza, morte e sesso spiegati nei particolari. Ad un certo punto si assiste ad un'orgia dove una Tigre parlante monta un ragazzino legato (che, inspiegabilmente, rimarrà traumatizzato a vita) mentre infila la testa tra le gambe di una donna. True story.

In genere, il libro è comunque interessante, nel suo tentativo di rovesciare la medaglia. Ma se non vi piace troppo il classico originale, magari c'è da pensarci. Anche perché è troppo lungo di quel centinaio di pagine, sparse qua e là. E poi, tanto, sembra che tra un po' ci faranno anche il film. Magari in 3D.

venerdì 4 novembre 2011

Rockstar Does It Better

Quando si pensa a quei videogiochi dove tutto è lecito e libertà è la parola d'ordine, il pensiero va subito a quella grande etichetta che è la Rockstar.
Quest'azienda si può definire una vera e propria famiglia, composta da tanti figliocci sparsi per il mondo che fanno capo ad un padre di nome Take Two Interactive, dal pennellone molto lungo. Per citare il titolo più rappresentativo di questa casata, fra i tanti, a tutti viene in mente Grand Theft Auto, ma per me sono molto altro.

Qualcuno si può chiedere (ma forse anche no): "Perché hai scelto questa casa di produzione, fra le tante?". L'ho fatto perchè la Rockstar è un crogiuolo di cervelli deviati e geniali allo stesso tempo. La loro storia è fatta di giochi che hanno dato continui schiaffi in faccia a chiunque, nella concorrenza, per tanti motivi: grafica, giocabilità, libertà d'azione, inventiva, violenza, l'uso di uomini-divinità, peni di gomma e distruzione. Sono ormai quasi 20 anni e passa di onorata carriera, nella quale ci sono state date poche delusioni. Perché, è inutile, loro sono sempre troppo avanti per chiunque.

Non scorderò mai personaggi come Tommy Vercetti, Carl Johnson, Max Payne, John Marston e Danny. La loro caratterizzazione spettacolare e indimenticabile, le frasi storiche uscite da quelle bocche fatte di pixel, il loro modo d'essere e di atteggiarsi. Lo ammetto, mi sto per commuovere. Come poter dimenticare il bonus che veniva dato in GTA II se si investiva con la macchina una serie di sosia di Elvis, Massimo Dolore e i suoi incubi (tralasciando lo slow motion nelle scene d'azione), il finale di Red Dead Redemption... Insomma, troppa e troppa roba da dire in un solo post. Se ne vanno intere giornate a giocare ai loro videogiochi, parlarne è peggio.

E poi c'è l'ultima furbata. In questi mesi nelle nostre case arriveranno un bel paio di giochini firmati Rockstar: Max Payne 3 L.A. Noire per PC. Con i soldi che ci faranno potrebbero passare 8 mesi a guardare il cielo e le stelle, se volessero. Invece no. Questi figli di mamma bella hanno pensato di gettare un'altra bomba, meno di un mese fa, annunciando la produzione di GTA V. E nello scompiglio generale di chi non se lo aspettava, che non ha avuto manco il tempo di spiegarsi come e perché, nel giro di poche settimane hanno fatto uscire il trailer, che ha già diviso i fans in 2 fazioni. Questo sta ad indicare come 'sti stronzi ci vogliono bene e sanno come guadagnare, sorprendendo sempre tutto e tutti.

Che dire, io mi fido ciecamente e lo farò finchè morti non ci separi. Intanto, vado a completare le missioni secondarie di Red Dead Redemption.

giovedì 3 novembre 2011

Dinamismo statico, ovvero: Le Avventure di Tintin - Il Segreto dell'Unicorno

Amo Tintin.
Amo la sua ligne claire. Amo il modo in cui certe vignette blocchino l'attimo e lo tengano sospeso così, fluttuante, statico. Amo la sua spontaneità e, in certi punti, l'ingenua mancanza di correttezza politica degli anni '30. Tipo alcuni stereotipi razziali fatti in buona fede, tant'è che negli anni a seguire Hergé, l'autore, ridisegnerà alcune pagine. O tipo quando, per potersi avvicinare di soppiatto ad una scimmia, Tintin spara ad un secondo primate, scuoia la carcassa e ne indossa la pelle come un costume. L'arte del camuffamento.

Insomma mi ci hanno fatto anche il film, su Tintin, e devo dire che la preoccupazione c'era. Il Signor Spielberg è sempre il Signor Spielberg, è vero, ma qualche colpo comincia a perderlo anche lui. Catturare l'essenza di un fumetto così particolare non è cosa facile. La trasposizione dei lineamenti di Tintin non mi convinceva e l'uso dell'animazione digitale mi lasciava perplesso. Mi chiedevo se non fossero più adatte tecniche come la stop motion o perlomeno il live action, anche se entrambe sono già state utilizzate in passato per precedenti versioni cinematografiche. E invece bei cazzi, il film è stupendo.

Il fatto che dietro ci sia tanta bella gente, tra cui Peter Jackson alla produzione e John Williams alle musiche, tanti soldoni spesi e Il Signor Spielberg che fa il Signor Spielberg, paga. Scritto bene, diretto bene, l'azione è bella, ma più di tutto, c'è il sapore di Tintin.
Ovviamente il film è pensato anche, probabilmente principalmente, per chi con il fumetto non ha avuto nulla a che fare. I personaggi sono accuratamente introdotti e nulla viene dato per scontato, così che l'intero pubblico possa godersi a pieno il prodotto. Ma se invece conoscete e apprezzate il fumetto (o i cartoni che ne derivarono), l'orgasmo è a portata di mano. La fedeltà allo spirito dell'opera prima e ai suoi tratti narrativi è totale.

L'utilizzo di una specifica avventura delle tante pubblicate in volumi (integrata con altre due), piuttosto che scriverne una nuova, è un buon punto di partenza. Ma nel corso della storia spuntano riferimenti, oggetti, personaggi secondari ed elementi distintivi che rimandano all'intera gamma di episodi. Roba sottile, sussurrata. Ritagli di articoli di giornale e foto incorniciati in camera di Tintin, un vaso su una mensola, un marchio su una cassa. Le fughe, gli inseguimenti. Le botte alle spalle, le scazzottate. Le prigionie, le impasse. I salvataggi da parte di Milù. L'aereo giallo. Tutti hanno la pistola ma nessuno, tranne una vittima chiave, si becca il colpo. I viaggi a più tappe per il mondo. Il cliffhanger finale. Controluce, il ciuffo di Tintin rivela tre punte. Le gaffe di Dupond e Dupont, che magari a vederle su schermo sono un po' grossolane, su carta ci sono tutte. Anzi, spessissimo il fumetto costituisce già lo storyboard per delle scene, come già è stato per Sin City e Watchmen. Intere sequenze sono state ricostruite fedelmente, vignetta su vignetta.
Poi, un cameo di un Hergé ritrattista nelle prime scene, scritto in un modo così delizioso che sorridi per 5 minuti. A proposito di Hergé, il suo tratto lo si vede, nei personaggi. Occhietti e nasoni, come faceva lui.
Quindi, bravi.

La scelta grafica si rivela il ponte perfetto ed equilibrato tra pagina e schermo. E che grafica. La polvere, l'acqua, certi primi piani che sono secondi solo alla Pixar rendono il complesso ancora più prezioso. I titoli di testa ti fanno già leccare le labbra. Fa niente che il Liocorno del titolo sia diventato Unicorno, non importa che il doppiaggio sia spesso imbarazzante (Dupond e Dupont su tutti) e si passa sopra anche sul 3D, impercepibile e beffardo come quasi sempre, tranne per qualche rara scena. 3D, che tu possa bruciare all'inferno.
Le Avventure di Tintin è un filmone, che voi amiate il fumetto o meno. E se il film non vi è piaciuto, allora non vi piace Tintin, in generale e assoluto. Perché sulla trasposizione non c'è nulla da dire.
E ti dirò di più: non c'è nulla da dire.

mercoledì 2 novembre 2011

Dubbi, teorie e videotape

Mi è capitato di guardare la versione originale, quella giappu, di The Ring. Seguono alcune note mentali, molte delle quali già affiorate al tempo del remake americano, che hanno accompagnato la visione.

- Che succederebbe se allo scadere dei 7 giorni la vittima si trovasse in un luogo senza televisione? Samara arriverebbe comunque? In che modo? Opterebbe per un teletrasporto alla Star Trek?

- Che succederebbe se allo scadere dei 7 giorni la vittima si trovasse in compagnia di persone che non hanno visto il video? Samara arriverebbe comunque? Gli altri sarebbero capaci di vederla? Verrebbero maledetti a loro volta? In realtà non hanno visto il video vero e proprio, la manifestazione dello spettro non dovrebbe contare. E se di gente ce ne fosse tanta? Diciamo che la vittima ha organizzato una festa. Samara cercherebbe di farsi strada tra tutti chiedendo 'permesso'?

- Che succederebbe se si vedesse solo una parte del video? La maledizione varrebbe comunque? Non sarebbe un po' come barare?

- Che succederebbe se, dopo aver visto il video, non ci fossero telefoni nei dintorni? La maledizione come verrebbe lanciata? Senza la chiamata premonitrice, varrebbe lo stesso? O sarebbe implicita? Ancora, non sarebbe un po' come barare?

- Che succederebbe se si sfondasse lo schermo della tv nel momento in cui la bambina ne sta uscendo? Intendo proprio dire quando è a metà strada, un po' fuori e un po' dentro. Resterebbe materializzato solo il torso? Rimarrebbe mutilata? Si potrebbe battere così?

- Che succederebbe se più persone avessero visto la videocassetta nello stesso momento, insieme, e allo scadere dei 7 giorni si trovassero in luoghi diversi? Samara ha il dono dell'ubiquità? Si materializzerebbe contemporaneamente in più posti? O scalerebbe le esecuzioni? Ha un'agenda per questo genere di cose?

- Che succederebbe se l'unico schermo nei dintorni con cui apparire fosse quello di un cellulare? Samara lo utilizzerebbe comunque? Uscirebbe in versione ridotta? Questo farebbe calare il suo potenziale omicida, o quanto meno la capacità di incutere terrore?

- Che succederebbe se la videocassetta maledetta fosse riversata su dvd? La maledizione varrebbe comunque? Ci sarebbero cose come la selezione scene o un dietro le quinte? E se fosse messa in streaming?

- Che succederebbe se dopo aver duplicato la cassetta per salvarsi la vita si distruggessero entrambe le copie? Magari lasciando passare un ragionevole lasso di tempo. Tecnicamente questo non dovrebbe implicare una nuova maledizione, si potrebbe finalmente ottenere una vittoria.

martedì 1 novembre 2011

Click e plastilina

Credo sia il caso di spendere due parole sul Cowadoodle di ieri.
Perché mentre Google il 31 di Ottobre si butta su una cosa come Halloween, che non devi stare a spiegarla, qui invece ce ne usciamo con un videogioco di nicchia vecchio 15 anni. E magari, ecco, non proprio tutti ne sanno qualcosa.

The Neverhood è un avventura punta e clicca per PC uscita nel 1996. Ne rimasi innamorato all'età di 7 anni, dopo averci giocato un po' a casa di mia zia. Cara zia, cosa mi hai dato. Da allora è rimasto il mio videogioco preferito. Parliamo proprio di affetto, qui, eh.
Ad affascinarmi tanto, e magari dal Cowadoodle traspariva anche un po', il fatto che ogni ambiente, oggetto e personaggio fosse fatto di plastilina. Ero al mio primo approccio con la claymation. Con ogni probabilità, questo è il motivo principale a cui ricondurre la mia totale ammirazione per la stop motion.

La storia narra le vicende dell'omino d'argilla Klaymen. Bisogna salvare il re del mondo pongoso dal traditore di corte. Roba semplice, è in inglese ma non si parla tanto, si va più per facce e gesti. Quanto basta per riuscire a tenere il filo anche da bambino. Meno male.
Si procede tra stanze piene di rompicapi, si risolvono enigmi, si collezionano oggetti, si mettono insieme pezzi. Il tutto è accompagnato da una bellissima colonna sonora e cutscene animate come questa, che almeno un po' ti fanno ridere.

Fu un flop. Sul mercato si affacciava, con nuove console e giochi, l'innovazione della tridimensionalità. Quella roba piatta e lenta non tirava mica più tanto, insomma. Il gioco è comunque diventato un cult tra gli intenditori, ma l'insuccesso con il grande pubblico tagliò le gambe al gruppo di programmatori, negando eventuali nuovi prodotti o possibili seguiti, escluso un platform per Playstation. Peccato.
Fino a poco tempo fa mi capitava ancora di togliere la polvere dal disco e rigiocarci almeno una volta l'anno. Passando ad un Mac non è più stato possibile, ahimè; sembra però che in futuro possa essere distribuita una versione del gioco per dispositivi tablet. Chissà, io le dita le ho incrociate. Se vi capitasse per le mani, sappiate che vale.

Ah, poi, non so quanto possa fare testo, ma il protagonista cammina così.


lunedì 31 ottobre 2011

Thanks God it's Saturday

C'è da dire che fino ad adesso non è stato proprio un fiume in piena. L'intenzione c'era, i post un po' meno, sul pubblico stendiamo un velo pietoso. E se già prima si sfiorava il minimo sindacale, adesso sarà peggio.

Tutto questo perché ci si affaccia sul mondo del lavoro, si diventa grandi e così via. Sto pensando di farmi crescere i baffi e cominciare a fumare la pipa. Ma il succo del discorso è che il tempo da dedicare al blog scarseggerà ulteriormente. Si farà quel che si potrà, probabilmente nei week-end. Ed è l'ennesima giustificazione, lo so, manco fossimo alle medie, però sappiate, voi aficionados che ancora vi affacciate su queste spoglie pagine, che noi continueremo a crederci, finché ci riesce.
Credeteci anche voi.
Tutti voi.

Tutti e tre.

Klaymen! Up here!

15° anniversario di The Neverhood.

giovedì 20 ottobre 2011

Aliens & Cowboys, ovvero: Cowboys & Aliens

Cowboys & Aliens è un film che parla di cowboy e alieni. Sorpresa.
Adattamento di una graphic novel, si rifà, come è giusto che sia, a tutto l'immaginario stereotipato dei generi. Navicelle spaziali invadono il pianeta & polverosi pistoleri che sputano per terra lo difendono. E in tutto questo c'è Daniel Craig, con la solita paralisi facciale che per una volta forse non dispiace neanche tanto, a fare il ganzo che ha perso la memoria e si ritrova al braccio un congegno super-ultra-sofisticato-spara-laser. Chissà come, chissà perché. La risposta alle domande, come si vedrà, è bella fiacca.

Ricapitoliamo. Abbiamo i cowboy. E abbiamo gli alieni. Quanto basta a catturare l'attenzione, insomma. Ma il punto è, vedete, che c'è anche Harrison Ford. Harrison Ford vecchiarello ma che ha ancora il colpo in canna; Harrison Ford che fa il duro, il bastardo cinico che però in fondo, alla fine dico, si scopre essere una persona d'onore; Harrison Ford strafottente che fa lo sguardo con un occhio più spalancato dell'altro e ancora gli viene bene. Insomma, cazzo, se non vale questo il biglietto... Hua! Ò_o
Nel film è meglio, giuro.

Insomma, se lo prendete per quello che è, e se magari avete il poster di Han Solo o Rick Deckard in camera, il film non dispiace, intrattiene. Gli alieni non sono male e Olivia Wilde è gnocca. In più, cosa che con piacere ho scoperto solo in sala, nel cast ci sono anche Paul Dano e Sam Rockwell.
Però, davvero, poche pretese. Perché ce ne sono di mancanze, di roba a cui non viene data nessuna spiegazione, di cliché. E va bene che il film si basa su archetipi, però negli ultimi 30 minuti parte il festival della prevedibilità. Roba che ti diverti a fare gomitino-gomitino a quello della poltrona a fianco, anche se non lo conosci, e a dirgli "Eh, ora succede questo" o "Oh, questo qua fino alla fine riuscirà a fare quella cosa lì" e "Eh, oh, eh, che ti dicevo? Oh, visto?". E quello poi cambia posto, anche se è la tua ragazza.
E poi più alieni, dai. Ci sarà una presenza in pellicola del 20% per gli alieni contro un 70% per i cowboy. 10% cavalli. Che manco c'è un vero scontro tra le categorie, a dirla tutta. Quel & nel titolo al posto di Vs. è una promessa. È più un ganzo con congegno super-ultra-sofisticato-spara-laser contro alieni, o indiani contro alieni. D'altronde, navicelle spaziali contro prese al lazo non fa un figurone.

In ogni caso, uno sguardo mentre si è stravaccati sul divano lo si dà volentieri. E i mash-up fumettosi tra generi pulp stuzzicano sempre.
Adesso aspetto Vampiri & Dinosauri o Zombie & Postini.



venerdì 14 ottobre 2011

Lo chiamavano Skynet

No, volevo solo dire, ecco, che questo bel passone in avanti verso il futuro, Siri che ti riconosce la voce e tu ci parli e lui/lei capisce e ti fa le cose, a me un po' dà di inizio della fine, di Asimov, Matrix e T-1000, che poi c'è la presa di coscienza e ci si comincia a fare delle domande sul mio posto nel mondo e magari ci saranno anche già gli umanoidi camerieri con arti e componenti mobili capaci di impugnare oggetti contundenti o addirittura robot soldati con laser mortali che il pentagono, egoista e noncurante della messa in guardia dello scienziato buono e col sale in zucca, aveva prodotto in gran segreto per avere l'asso nella manica e che ora invece si rivoltano contro i loro creatori e tempo qualche anno l'umanità è soggiogata.

Però volevo anche dire, ecco, che tutti questi anni che ci aspettano prima della schiavitù, se riservano cose come un sistema di riconoscimento vocale e di sintassi nel cellulare, saranno anni molto fighi.

giovedì 13 ottobre 2011

Giallo démodé

Caro Matt,
finalmente trovo il coraggio di scriverti. Lo faccio per ringraziarti di tutti gli anni che mi hai regalato in compagnia de I Simpson, per dirti che hai dato a noi tutti qualcosa di meraviglioso, per riconoscere ogni tuo merito. E soprattutto, ti scrivo per fermarti.
Non è facile per me, davvero. Negli ultimi anni c'ho provato a spostare lo sguardo, a dirmi che probabilmente mi sbagliavo, a negare l'evidenza. Non è servito. Per quante volte provassi a tirare l'acqua, la verità era ancora lì che galleggiava placida.
Anche ora mi è difficile ammetterlo. Sudo, le dita scivolano sulla tastiera. Spero di non attivare inavvertitamente il caps lock. Ma sto solo procrastinando l'inevitabile. La musica ormai è partita, quindi balliamo.
I Simpson non sono più belli come prima. 
Ecco. L'ho detto. E fa male. 
Però siamo arrivati ad un punto di rottura. Dai, basta così. C'è poca freschezza, poco appeal, poca attualità, poche risate, poco altro da dire che non sia già stato detto. Spesso, quello che sento è imbarazzo. Adesso lascio che mia zia cambi canale. Il problema è che la serie non è più quella di una volta, o che a volte lo è troppo. Non c'è nulla di male ad accettare la vecchiaia, la famiglia ha anche quei vent'anni e più sulla groppa e si sente. Bellissimi anni, eh. Ecco, magari gli ultimi non proprio, ma non è troppo tardi per chiudere in bellezza, prima che sia troppo tardi. Guardati intorno, ci sono altri a cui fare posto. Altri più meritevoli. Ora come ora I Griffin fanno più ridere de I Simpson. I Griffin, Matt. Eddai.
Adesso non fraintendermi, però. Hai inventato un genere, sei il capostipite e probabilmente nessuno farà la Storia del cartoon demenziale come Homer. Hai fatto tanto e ti vogliamo tutti bene, qui. Ma stai andando contro un iceberg. Non ti sto chiedendo di ritirarti, chiaro. Se senti di avere ancora qualche colpo in canna, fai pure. Ma proponici qualcosa di diverso e al passo. Altrimenti, c'è sempre il golf.
E lo so, lo so che magari ormai non dipende più da te. Che ci sono sceneggiatori e produttori a prendere le decisioni vere. Che ti chiamano una volta al mese per mettere una firma e ciao. Però confido nel tuo potere paterno. Strappali via da loro e falli chiudere col botto, finché possiamo ancora preservarne il bel ricordo.
Se stai leggendo, pensaci. 
So che stai leggendo, Matt.

Tuo fedelissimo,
Sergio

sabato 8 ottobre 2011

Terra mica tanto Nova

Salve a tutti (?), io sono Dario, il terzo componente di Cowablog arrivato un pochetto in ritardo, e voglio cominciare parlando di un prodotto televisivo per me discutibile e cioè il cotanto annunciato Terra Nova, dove ci sono i dinosauri nella loro epoca! Quindi niente ricreazione del loro ambiente, loro che ci vengono a mangiare nella nostra città, imprenditori con la smania di credersi Dio, e dunque le prospettive sono ottime.

Naturalmente parliamo dei primi tre episodi usciti fino ad adesso, visti di getto, ma con attenzione. Bene, posso dire che sono quasi 2 ore godibilissime, tutto scorre bene e il misto fra azione e momenti di quiete è ben gestito. Però qui non voglio dilungarmi sulla composizione di un telefilm dove nelle retrovie c'è gente che ne sa parecchio, ma voglio concentrami sui particolari, quasi ridicoli.
Detto questo torniamo sui dinosauri che per me, detto chiaro e tondo, sono stati fatti col culo (di Spielberg). Perché non posso pensare che con il budget speso per questo telefilm e con un regista che c'ha fatto un capolavoro di film sui dinosauri devo vedermeli fatti come quelli dei documentari del national SuperQuark, o anche peggio, visto che alla prima occhiata si nota la mancanza di fisicità e l'assenza del contatto con l'ambiente. Ma ok, dai, possiamo farla passare.
Ma c'è qualcos'altro, più lampante. Lo sviluppo della trama.
Per farla breve, una famiglia nel presente-futuro ha troppi cazzi e mazzi contro il governo e, per rimanere insieme, deve scappare nel passato grazie ad una frattura magico-misteriosa nello spazio-tempo (Lost). Arrivati lì c'è una giungla enorme e selvaggia (Lost) e personaggi stereotipati ad aspettarli. Ma non finisce qui, perché il figlio ribelle "vaffanculopapà" conosce altri giovani scapigliati con cui esce nella vegetazione sconosciuta, e naturalmente sono bei cazzi. Qui il figliolo viene a conoscenza del primo grosso mistero e cioè delle roccie con delle iscrizioni e delle formule strane che nessuno comprende (Lost). Varie peripezie e si salvano tutti. Dimenticavo che ci sono anche gli "Altri" di Lost, cioè gente vestita con stracci distaccata dal gruppone originario e che fa la parte dei cattivoni. Forse.

Ora non voglio sembrare troppo banale ma è da un po' che in America presentano le nuove serie tv a tema fantascientifico come i nuovi Lost, e mi pare un po' esagerato. Arrivare a fare un telefilm sfruttando le stesse tematiche e non dando nulla di nuovo, tranne dinosauri fatti de merda, ti fa capire che gente come Spielberg e chi è con lui fa parte di una generazione di menti che non è più al passo coi tempi. E che prendono troppi soldi per prodotti, fino ad adesso, così scadenti.
Tolte le critiche, un bel puntone questa serie se lo prende per gli spunti interessanti che possono uscire da questo gruppo famiglia, con tanti problemi interiori da risolvere, trasportato in un epoca che non c'entra un cazzo con la loro. Ma è forse l'unica cosa.
Per il resto mi dispiace tanto e troppo per un ex-genio come Spielberg che non sa davvero più come rinnovarsi. Però, pace, amore e speriamo che andando avanti il prodotto si migliori.

venerdì 7 ottobre 2011

Solo quattro bambini

Qualche ora fa, in the America, ha ripreso ad andare in onda una delle mie serie animate preferite. Pardon, LA preferita. Diciamo pure uno dei migliori prodotti televisivi degli ultimi anni, a mio parere. E voglio fermarmi qua.
Parlo di South Park.
Scrivo un breve post per parlarne a chi non la conosce, per far ricredere chi l'ha mal giudicata, per confrontarla un po' con la concorrenza, perché è una settimana che non aggiorno il blog.

South Park prosegue la sua quindicesima stagione, dopo il solito break estivo. Questa volta l'attesa è stata un po' più lunga del solito, però. Nelle ultime stagioni, infatti, la serie ha raggiunto un grado di maturazione sempre più alto che ha raggiunto il culmine nell'ultima puntata, trasmessa a Giugno.

All'inizio c'erano le parolacce con i bip che fanno tanto ridere e poco altro. Era già abbastanza per affezionarcisi. Ma andando avanti i quattro piccoli protagonisti hanno cominciato a sviluppare sempre più una sottile critica intelligente, un fine sottotesto, a toccare tematiche globali. Dissacrandole, certo. Però sempre sul pezzo, oh, un'attualità che mica te la sogni nei Simpson o nei Griffin. Il 2 Maggio il Presidente Obama tiene una conferenza stampa riguardante la cattura/omicidio di Bin Laden. Il 4 Maggio, due e dico due giorni dopo, nell'episodio trasmesso c'è un riferimento a quel discorso. Infatti ogni puntata viene creata nei sei giorni che precedono la messa in onda. Tra parentesi, domenica sarà trasmesso un succulento documentario che ne parla, di questi sei giorni.
E adesso c'è anche la questione dell'ultima puntata, quella che ti dà lo scossone. Parliamo di sterzate a livello di trama, cambi narrativi. Quella roba che non ti aspetti da un cartone comico. E invece si va avanti, sempre in evoluzione, sempre geniali.
Insomma, fateci un pensierino, nel caso.
E le parolacce con i bip che fanno tanto ridere, quelle ci sono sempre, eh.


giovedì 29 settembre 2011

Scimmi-A-Thon VII, ovvero: L'Alba del Pianeta delle Scimmie

Ci siamo.
La conclusione dell'intero ciclo. L'ultima sfida. La prova di coraggio. Il boss di fine livello.
Angoscia! Terrore! Atrocità! Supplizio! Cali di zucchero! 
L'Alba del Pianeta delle Scimmie.
Da mesi avevo imparato a temerlo. Mi sono diretto verso la sala 1 come un condannato si avvia al patibolo. Avevo anche lasciato una lettera sul comodino, non si sa mai.
E invece mi è piaciuto.
Ora lo so che passo per pirla. Ed è giusto così. La storia del parlare troppo presto, libri, copertine e così via. Sei lì che quasi ci speri, che scada. "Dai, dai, questi 40 minuti non erano poi così male, ma adesso peggiora, me lo sento", ti dici. E invece nulla. Dritti fino ai titoli di coda. A conti fatti il film regge, è ben costruito e soprattutto si para il culo su degli aspetti su cui ero pronto a puntare il dito.
Premetto che cercherò di fare meno spoiler possibile. Giuro che mi impegno. No, non è vero un cazzo. Probabilmente parlerò a ruota libera. Quindi se ancora non l'avete visto e ci tenete a non rovinarvi le cose, potete anche fermarvi qui. Non è che poi ci siano a finali a sorpresa o che, le cose lo sappiamo come andranno. Ma comunque.

La storia (ri)racconta la prima rivolta contro l'uomo da parte dei primati. I quali sono guidati da Cesare, questa volta scimmia e basta. Ma scimmia ben più intelligente del normale, visto che nei suoi geni sono finiti residui di una cura sperimentale per l'alzheimer in grado di potenziare le cellule cerebrali. Abbastanza da farti capire che l'uomo non è poi così in gamba e che magari bisogna cambiare un po' le cose, tipo abbassare le tasse.

Le pecche ci sono, ma parliamo di roba passabile. Incongruenze, e vabbe'. Le scimmie rinchiuse nel centro di detenzione saranno una trentina, ma quando evadono sembrano essere più di cento. Il fatto che solo in poche sono state esposte al trattamento per lo sviluppo dell'intelligenza e invece poi l'intero esercito sembra composto da finalisti per il torneo nazionale di scacchi. I dialoghi con un orango in cui si parla per gesti sottotitolati. James Franco, che a me più che ricordare uno con cui andavo al liceo, continua a dire poco.
E soprattutto, la grafica CGI con cui sono state fatte le scimmie. Ecco, questa forse è l'unica pecca vera, che senti pesare. Scimmie fatte con il culo che forse erano meglio i mascheroni, mi sa.
Ma chiusa la metà palpebra su questo, per il resto non c'è molto da ridire.
Ok, si, non è il filmone dell'anno, ma i 4 euro te li ripaga. Eddai, che ogni tanto il film pop corn ci sta, tra il Truffaut e il Jarmusch.
C'è una buona presenza di scene gasanti. Le musiche coinvolgono. La sceneggiatura, tolti quei due momenti famiglia, non è troppo forzata. Insomma, quadro complessivo soddisfacente.
Ma sono due i motivi principali per cui, personalmente, il film prende punti.

Il primo sono i rimandi alla vecchia saga. Credevo che guardarmi l'intero ciclo prima di avventurarmi in sala mi avrebbe dato più spunti per attaccare briga e invece mi ha fatto notare una serie di richiami. La prima sequenza è una caccia  agli scimpanzé con reti e trappole nella giungla che ammicca alla prima apparizione delle scimmie nel classico. Cesare è un orfano sopravvissuto. Il soprannome occhi luminosi. Il nome di una delle scimmie. La prima parola pronunciata. La scimmia a cavallo. Il modellino della Statua della Libertà. E una navicella dispera nello spazio, chissà che non arrivi il sequel. Che poi sarebbe un remake del primo capitolo. Ma in realtà un reboot della saga. Un sequel del prequel. Un seprequelboot. Boh.

Il secondo motivo è che il film si prende il tempo che ci vuole. Niente affrettamenti forzati. Il gap di una evoluzione lunga secoli colmato da una medicina per l'arteriosclerosi è ragionevole. Quelle poche volte in cui la scimmia si decide a parlare lo fa attraverso suoni gutturali. I suoi primi tentativi. Niente discorsoni, parliamo di monosillabi. Quando l'esercito scimmiesco parte all'attacco, non lo fa per soggiogare ma per fuggire e trovare rifugio. Sarebbe improbabile prendere possesso di una città in una battaglia di un'ora contro pattuglie di polizia. I piani di conquista verranno poi, ci vuole tempo per queste cose. E poi ti chiedi come è mai possibile che un gruppo di scimmie, anche se gigaintelligenti, possano mettere in ginocchio la popolazione mondiale. Ma il film pensa anche a questo, mannaggia a lui.

Con questo smacco finale chiudiamo l'impresa di cui importava ben poco a ben pochi. E per un po' basta scimmie. Giuro che le ho sognate per 2 notti. Maledette, maledette tutte per l'eternità.

mercoledì 28 settembre 2011

Scimmi-A-Thon VI, ovvero: Planet of the Apes

Con il remake del primo capitolo, diretto da Tim Burton nel 2001, comincio a prepararmi per quello che mi aspetta nel pomeriggio. Come cominciare ad immergersi nell'acqua fredda bagnando prima i piedi. Poi mi vedo L'Alba del Pianeta delle Scimmie e toccherà ai testicoli.

Non è che Planet of the Apes sia brutto, diciamo che lascia il tempo che trova. Scivola via nell'indifferenza, ecco. È vero che almeno qui Burton non ha smaronato per l'ennesima volta con il gotico posticcio e il cerone in faccia, però il problema risulta essere l'opposto. Il film è poco caratterizzato, manca di tocco personale e la mano del regista è più una voce di corridoio. Personalmente credo sia qui che la discesa di Tim ha cominciato a prendere piede per continuare in tutti i suoi film successivi, Big Fish escluso.
Ma almeno, dai, qui non c'è Johnny Depp. Però c'è Mark Wahlberg, che forse l'unica vera scimmia alla fine è lui.

La storia grossomodo la conosciamo, non c'è molto da dire. Astronauta cade pianeta scimmie intelligenti cattive ma non tutte umani schiavi facciamo rivolta. Le differenze sono che qui l'uomo sa ancora parlare che sennò sai che palle in sala, le scimmie fanno salti da scimmie più alti, il pianeta non è la terra del futuro e la gnoccolona è bionda. E poi boh, che altro, personaggi abbastanza stereotipati e qualche frase fatta, però dai, per vederlo una sera con i pop corn il film va anche bene, su.

Interessanti il cameo di Linda Harrison, gnoccolona nell'originale, e di Charlton Heston, ovvero Taylor. Qui però fa una vecchia scimmia morente che pronuncia ancora una volta la sua maledizione all'umanità. Niente Statua della Libertà, però.

Bene, siamo in dirittura d'arrivo. Adesso rimane l'ultima prova. Per tutti questi giorni quella facciona scimmiesca mi ha guardato, dalla locandina del cinema di fronte casa, mentre attraversavo l'incrocio, e mi sfidava. Intanto la sua puzza mi è arrivata dentro l'appartamento. E sono al quarto piano.
Ora scusate, devo andare. Ho un appuntamento con la mia pulsione autodistruttiva alle 15.45.

Gort! Klaatu, Barada, Nikto!

60° anniversario di Ultimatum alla Terra.

martedì 27 settembre 2011

Scimmi-A-Thon V, ovvero: Anno 2670 - Ultimo Atto

Niente, la traduzione dei titoli in italiano ce la siamo giocata due capitoli fa. In lingua originale sono anche accettabili, eh, ma noi dobbiamo fare quelli che la sanno più lunga.
In Anno 2670 - Ultimo Atto ci saranno 83 secondi ambientati nel 2670. Giusto il tempo per vedere un orango cominciare a raccontare la storia di Cesare, ambientata nel 2001, 10 anni dopo gli eventi del quarto episodio. Ed eccoci quindi trasportati nel passato, per rimanerci per tutto il film. Insomma, 'sto 2670 è un po' tutta una fuffa. Una bella magagna. Cos'è, ci piace tanto mettere le date superfuture nei titoli che fanno molto science fiction e post apocalittico? E poi lo sviluppo e l'insurrezione della scimmia non erano previsti in 400 anni? Com'è che ne bastano 20 e qui tutti parlano e vanno a cavallo? Impressione mia o stiamo mandando a puttane la teoria evoluzionistica? Il senso del tempo dov'è?

Continuano dunque le vicende del nostro eroe peloso. Che se ci pensi chiamarlo eroe fa strano, visto che siamo noi quelli che alla fine verranno schiavizzati. Però dai, la maggior parte dell'umanità è corrotta e avida, quindi ormai si tifa scimmia.
Si è fondata la colonia delle scimmie, di cui Cesare è il re, in cui si cerca di convivere con gli umani un po' più buoni e meritevoli. Sfruttandoli. 
Ad un punto Cesare parte per trovare dei vecchi nastri dove sono registrate interviste fatte suoi genitori, visto che lui non ne ha alcun ricordo, sob. E allora via verso i resti della città di New York, distrutta dalla guerra nucleare. Ora, 'sta guerra nucleare mica ho capito bene com'è andata. Cioè, se gli uomini hanno fatto partire le bombe per fermare le scimmie o se c'è stata una guerra uomo contro uomo, come venne annunciato nel primo film. E in questo caso, non era meglio piuttosto preoccuparsi delle scimmie? Non c'è dato saperlo.
Fatto sta che gli umani sopravvissuti, vivendo in una zona radioattiva, cominciano a non avere proprio un bell'aspetto. Infatti mi sa che stiamo parlando degli antenati dei mutanti templari del secondo capitolo. Be', per farla breve questi sono un po' innervositi da tutta la situazione e quando ti vedono arrivare Cesare non è che gli corrano incontro con mazzi di fiori.
Il resto viene da sé. Si spara, si fugge, si insegue, si fa guerra contro i gorilloni fascisti che intanto progettavano il colpo di Stato. Alla fine va tutto per il meglio, i cattivi vengono risparmiati e  gorilloni messi al loro posto. Sembra che le scimmie non vogliano poi essere così cattive come sembrava 4 film fa.
Anzi, sembra proprio che il futuro possa essere riscritto, e chissà che un giorno scimpanzé e umani non possano vivere felici insieme. Come ci viene mostrato tornando per un minuto nel 2670, dove bambini di tutte le specie siedono insieme ad ascoltare il racconto. Oooooh.
Quindi, 'fanculo il Pianeta delle Scimmie originale.

Sicuramente il più superfluo della saga, chiude il ciclo degli anni '70. 
Dei costumi non parlo, che è come sparare sulla Croce Rossa.

Hai fatto qualcosa ai capelli?

Qualcosa in questa pagina potrebbe sembrare diversa, domani e solo domani.
E questo qualcosa potrebbe a sua volta assomigliare molto a qualcosa di già visto.
E questo qualcosa di già visto è Google.

O meglio, i doodle che periodicamente il browser dedica ad anniversari e compleanni di gente e cose famose e importanti.
Che, per carità, sono tutte cose belle e che ci piacciono Virginia Woolf e i positroni, e la teoria copernicana e Jimi Hendrix.
Però ai B-movie e ai videogame chi ci pensa? Troverà mai Google posto nel suo cuore che batte in codice binario per le Tartarughe Ninja e Ghosts'n Goblins e tutte quelle altre robe che affollano invece i nostri apparati cardiovascolari?

Ecco allora i Cowadoodle, per festeggiare di tanto in tanto l'anniversario di quelle piccole cose che per noi contano tanto e non avranno mai il loro giorno di gloria sul motore di ricerca più famoso del mondo.
Certo, non aspettatevi quelle figate che ci clicchi sopra e parte il filmato interattivo che alla fine ti escono gli spettacoli pirotecnici dall'entrata USB. Mica c'abbiamo i programmatori scimmie-schiavi noi. Faremo giusto una cacatina per la testata e lo sfondo. Ma la faremo con amore.

Scimmi-A-Thon IV, ovvero: 1999 - Conquista della Terra

Ecco, il budget scarseggia e siamo arrivati ai mascheroni con le pupille che si muovono su e giù e la bocca che fa "babiba". Anzi, credo che i gorilla in secondo piano non riuscissero neanche a fare "babiba".

Sono passati 20 anni da quando i coniugi scimmie-scienzato-buone hanno messo al mondo un piccolo cucciolo di scimmia parlante, per poi farsi accoppare dal politico bastardo e cinico. Il cucciolo, che con poche pretese si chiama Cesare, è però sopravvissuto e 1999 - Conquista della Terra è la storia di come guiderà il popolo delle scimmie alla rivolta. Che poi è anche un po' quello che racconta il prequel-barra-remake-barra-reboot che ora è in sala. Che bisogno c'era di raccontare ancora il tutto? Immagino che la differenza stia nel numero delle esplosioni e nelle movenze delle scimmie, che in uno sembrano l'uomo ragno e nell'altro i manichini di Oviesse.

C'è bisogno di una rivolta perché l'uomo cattivo le bestiole le cattura e le rinchiude in centri di addestramento mica troppo confortevoli per poi venderle sul mercato come manovalanza. Camerieri, spazzini, professori di educazione fisica e così via.
Ora, capisco che tutti questi trattamenti possano sviluppare in maniera esponenziale l'intelligenza dei primati, però parliamo ancora di scimmie. Scimmie standard catturate nelle giungle, no? E allora com'è che 'sti tipi sono chiaramente persone con una maschera che camminano su due zampe e sono alti metri 1.85 e hanno una costituzione fisica più umana che scimmiesca tranne per il fatto che ondeggiano un po' quando camminano? Mah.
Insomma a sistemare la situazione arriva Cesare, fin'ora cresciuto in un circo e portato nel centro per non essere individuato dagli agenti federali, visto che è cresciuto e assomiglia troppo a una scimmia-uomo. Come tutte le scimmie che girano nei dintorni, d'altronde. Mah.
Il governatore della struttura di riabilitazione se ne accorge comunque, che Cesare è fatto di una stoffa diversa, e via all'ennesima caccia'n'fuga'n'cattura. Poi lui scappa di nuovo e ti organizza una rivolta con le altre scimmie usando solo lo sguardo. Mah.
Negli ultimi 20 minuti c'è la battaglia per la libertà contro la squadra militare. Scimmie impacciate e barcollanti contro mitra e lanciafiamme. Chi vincerà?

Ultimo appunto: il titolo italiano fa riferimento al 1999. Il tutto si svolge nel 1991. Mah.

lunedì 26 settembre 2011

Scimmi-A-Thon III, ovvero: Fuga dal Pianeta delle Scimmie


Lo sapevo che finiva in vacca.
Siamo al punto di rottura, ora si comincia a volare.
Niente più lotte per la sopravvivenza, niente più guerra al pregiudizio, niente più fantascienza. Adesso per le scimmie è tempo di fare un po' di pazzo shopping in città!

Eravamo rimasti a una esplosione nucleare che non sembra lasciare scampo alla Terra. E in effetti è così, il pianeta è andato e non ci sono sopravvissuti, se non la coppia di scimmie-scienziato-buone che dal primo capitolo hanno aiutato l'umano di turno.
Il caso vuole che la coppia, dopo essere salita sulla navetta spaziale con cui Taylor era approdato, sia scaraventata nel passato, fino al nostro presente.
Ok. Fermi. Fermi qui.

Va bene riuscire a viaggiare nel futuro, con la teoria del viaggio alla velocità della luce, siamo d'accordo. Ma viaggiare nel passato? Come? Come hai fatto? La luce ha la retromarcia? Come hai fatto ad arrivare proprio durante anni '70 e non durante il dominio dell'impero romano? E poi la navetta non era affondata in mare all'arrivo di Taylor? Come l'hai recuperata? Come l'hai riparata? E perché ti ci trovavi a bordo, guarda il caso, proprio  mentre la bomba esplodeva? Come facevi a sapere dell'imminente distruzione e a prevedere di dover rimettere a nuovo uno shuttle, sai che ci vuole, e fartici trovare a bordo in un determinato momento per garantire la tua sopravvivenza? Suppongo abbiano fatto tutto di fretta, mentre la detonazione nucleare era in corso. Compreso prepararsi la borsa con i vestiti di ricambio che useranno in seguito. È plausibile.
Certo, rimane il problema della spiegazione di un viaggio nel tempo a ritroso, ma sono sicuro che il film sarà più che esauriente in proposito, fornendo una teoria che dissipi qualunque perplessità. 
Questa è l'unica frase in cui si accenna ad una possibile motivazione.
"Per qualche motivo, anche se non riesco a capire esattamente quale, siamo ripiombati dal futuro della terra al suo passato."
...
M-ma allora... Ma allora che cazzo sto guardando?!

Comunque, una volta approdati sulla terra del presente, dopo un primo momento di sbigottimento generale da parte dell'opinione pubblica, gli scimpanzé fanno il loro ingresso in società.
E via con i siparietti comici, che mica è così facile adattarsi ai nostri usi e costumi, e allora dajè di scene buffissime tipo che parli alla televisione credendo che possa sentirti, e poi si assaggia il vino e ci si ubriaca, e si va in giro per negozi e compriamo abiti eleganti mentre tutti intorno sorridono e trovano queste strane scimmie-uomo troppo simpatiche e nel mentre di sotto vai con la musica bella groovy a gogò.
Per capirci, c'è lei che partecipa come ospite d'onore ad una riunione femminista per i diritti delle donne, che mica sono animali, oè!
A una certa arriva il politico bastardo e cinico che per regalarci il minimo sindacale di intreccio vuole far fuori la coppia per salvaguardare il futuro dell'umanità e quindi bisogna scappare.

L'unico spunto interessante è che i motivi dell'evoluzione e l'ascesa delle scimmie finalmente vengono raccontati. Queste sono prese come nuovi animali domestici dopo che una malattia elimina tutti i cani e i gatti. E poi una cosa tira l'altra, sai com'è, e in 400 secoli impari a parlare.
I costumi riescono ancora a sfiorare la decenza, anche se gli scimpanzé questa volta sono solo due e, se guardi bene, riesci a vedere la bocca dell'attore sotto la mandibola finta.
Ah si, a un certo punto c'è anche uno in costume da gorilla in una gabbia, ma un costume da gorilla che vi giuro quello di Baby Birba era fatto meglio.

Dunque, di Fuga ce n'è poca e di Pianeta delle Scimmie ancora meno. E continuando di questo passo, i prossimi titoli saranno Una Bertuccia in Carriera e Tesoro, Ho Adottato un Orango. Tutto sommato, però, il film è di così poche pretese da finire nella categoria di quelli che con la loro bassezza il sorriso alla fine te lo strappano.
Ora preoccupiamoci per gli altri, che al peggio non c'è mai fine. Tranne la O. Ahahah!
Ah, non fa ridere? Vabbe' provo con quella dove io, guardandomi 'sta saga, ho battuto un Guinness dei PRIMATI e... e... Ok, chiudo qui.
Ciao.

domenica 25 settembre 2011

Scimmi-A-Thon II, ovvero: L'Altra Faccia del Pianeta delle Scimmie

Complotti! Ghiacciai! Scimmie! Cucina thailandese!
Niente di tutto questo ne L'Altra Faccia del Pianeta delle Scimmie
Tranne, forse, un po' di scimmie. Ma mica chissà cosa. Ogni tanto ti pare di vederne una, dietro un cartello o il distributore di merendine, ma niente di più.

Il secondo capitolo, del 1970, di questa saga scimpazzesca (che le parole io le modifico come didò e poi me le mangio perché hanno l'odore fruttato) riprende da dove c'eravamo lasciati.
Taylor è fuggito dalla città delle scimmie e se ne va a zonzo con la bella gnoccolona troglodita che si è portato dietro. Oh! Ah! D'un tratto cominciano a manifestarsi strani fenomeni come muri di fuoco che nel fotogramma prima non c'erano, terremoti e fulmini ben poco credibili. Quindi a lui sembra appropriato reagire buttandosi alla carica verso un muro qualunque, che come strategia è niente male, per poi svanire nel nulla.
Lei scappa in cerca d'aiuto e ti trova un nuovo astronauta sperduto, partito alla ricerca del primo, pensa te. Insieme si torna alla città delle scimmie e si origlia che i gorilla vogliono partire per conquistare nuovi territori e risorse. Ecco, le scimmie le vedi ora per 13 minuti e poi se ne riparla a fine film per altri 9. Il pianeta è delle scimmie per un quarto di film.
Scoperti, si fugge nel deserto proibito e tra i resti della metropolitana di New York trovi questa razza di strani uomini templari calvi e sfigurati con poteri psionici. Insomma, abbiamo capito che non è che sia proprio un pianeta di scimmie questo, eh. Cioè, chiamalo La Contea delle Scimmie e mi va bene. Chi ha deciso che l'intestazione deve riguardare solo le scimmie? I templari non hanno voce in capitolo? Si è fatta una riunione sindacale? E il postino poi come fa?
Dicevamo, ci sono 'sti tizi che evolvendosi hanno guadagnato una brutta cera e il potere di creare illusioni, leggerti nel pensiero, comandarti a bacchetta e tutte quelle altre cose mutanti, tant'è che sono stati loro a rapire Taylor. Fatto curioso: adorano una grande bomba atomica dorata capace di annientare la vita sul globo e in suo onore sono pronti a far partire una grande guerra contro le scimmie. Che ci volete fare, ad alcuni piace pregare qualche icona sanguinante o blu e ad altri piace pregare un ordigno nucleare al cobalto.
Guarda un po' in tutto questo trambusto arrivano i primati per giocarsi i loro ultimi 9 minuti in scena. Parte la lotta tra le razze, la gnoccolona muore e il buon Taylor, che tanto ormai è andato tutto un po' a puttane e si dice perché no, fa partire l'esplosione nucleare della bomba distruggendo del tutto l'intero pianeta delle scimmie & templari.
La cosa che mi lascia abbastanza perplesso è che ci sono ancora tre sequel.


Scimmi-A-Thon I, ovvero: Il Pianeta delle Scimmie

Siccome a me a volte piace farmi male, ma male duro tipo che mi vado a vedere Transformers 3 in 3D e poi mi zampilla sangue dagli occhi stile Madonna di Licata per un mese, ecco, siccome tutto questo io tra qualche giorno mi cucco L'Alba del Pianeta delle Scimmie. Dico qualche giorno perché masochista si, coglionazzo no, e almeno aspetto il ridotto. 
E con questo qualche giorno che ci faccio? 
Una maratona.
Si, ma non una maratona di quelle che corri e sudi e sei figo, ma di quelle che ti chiudi in casa per un po' a vedere dei film a tema uno dietro l'altro e poi la ragazza ti lascia. Così mi ricollego al discorso dell'autolesionismo.
Eeeh! Viva le maratoneee!

Ecco quindi, per rimanere in tema e prepararmi al nuovo arrivato, Scimmi-A-Thon! Ossia io che mi sciroppo l'intera saga del pianeta dei primati e ve la racconto un po' per volta. I lungometraggi, dico. Niente libri, serie TV, fumetti e cruciverba affini.
Un classico, quattro sequel, un remake. 
Poi magari a voi manco vi interessa, ma dato che non sono neanche sicuro che ci sia un "voi", chissene.
Dunque.

Il capostirpe, Il Pianeta delle Scimmie e basta del 1968, è l'unico della serie che avessi già visto, insieme alla versione di Burton. Tuttavia non è stato affatto un problema ridarci la guardata perchè, come dire, è figo. Classico indiscusso della fantascienza, tratto dal romanzo di Pierre Boulle, costumi da scimmia che spaccano. No, davvero, considerate l'anno. Non parliamo di mascheroni con le pupille che si muovono su e giù e la bocca che fa "babiba". La mimica facciale viene lasciata intatta dal trucco di John Chambers, che infatti si becca l'oscar e batte le scimmie concorrenti dell'Odissea di Kubrick. Così impara a fare il grande regista perfezionista. In yooouuur faaaceee, Staaan. Niente, divago, scusate.

Succede che degli astronauti partono nel '72 per colonizzare un pianeta lontano e invece ricadono sulla Terra. Si vede che dovevano girare a destra alla seconda.
Succede che però loro non lo sanno che questa è la Terra, anche perché sono passati 2000 anni per il pianeta mentre solo qualche mese per loro, che viaggiavano alla velocità della luce. Pensa se viaggiavano alla velocità dei neutrini. Valà, che blog d'attualità.
Per farla breve, che tanto un po' la storia la si sa, le cose in tutti questi anni sono abbastanza cambiate. Le scimmie hanno preso il posto degli uomini e gli uomini quello delle scimmie. I cavalli invece sono  sempre là, a farsi cavalcare come gli stronzi, che non so come fanno a fargli fare certe cadute nelle scene d'azione senza azzopparli a vita.
Insomma ora 'ste scimmie-scimmie si sono evolute in scimmie-uomo che sanno parlare, camminare a due zampe, indossare vestiti, arredare e hanno nozioni base di carpenteria. Alla faccia del pollice opponibile.
Però per le armi siamo rimasti a fucili e manganelli, chissà com'è.
Al contrario gli umani sono diventati gli ultimi della classe. Sono nudi, allo stato brado, non sanno parlare e puzzano. Le scimmie li catturano e ci fanno gli esperimenti. E catturano anche i nostri eroi. Cioè, il nostro eroe, che gli altri non è che durino tanto.
Però non tutte le scimmie sono cattive, dipende dal lavoro che fanno. Un po' come per noi. Ci sono i gorilla che fanno la milizia incazzata, gli scimpanzé sono gli scienzati e i dottori dall'animo nobile, gli orangotanghi ricoprono le alte sfere e non vogliono che le verità vengano a galla. I macachi mi sa che fanno i bidelli.
Una volta scoperto che Taylor, che è il bel protagonista strafottente, sa parlare ed è diverso dagli altri uomini che invece annusano le feci, una coppia di scimmie-scienziato-buone cerca di riportarlo alla libertà, non senza difficoltà, parappapà.
E alla fine, che in fondo già l'avevi capito, lo vieni a sapere che quella era la Terra sin dall'inizio e che se le cose stanno così è tutta colpa dell'uomo e delle guerre nucleari e malediciamolo davanti a quel che rimane della Statua della Libertà.
Se non l'avete visto e non siete di quelli che non riescono a vedere i film che hanno una certa età anche se la portano bene, una domenica, dopo pranzo, l'occhiatina potreste anche dargliela.

Be', la prima è andata. Ma questa era facile.

mercoledì 21 settembre 2011

Apologia di un coniglio bianco, ovvero: Alice



Da Alice's Adventures in Wonderland c'avranno tratto 15 film o giù di lì. Uno grossomodo lo sa quello che c'è dentro. La regina, il coniglio, il cappellaio e via dicendo.
Poi ti capita di vedere questa versione che invece qualcosa in più da dire ce l'ha e con 'sto qualcosa qui ti ci puoi pure sciacquare la bocca, visto che tra i molari inferiori ti è rimasto incastrato Tim Burton.


Alice è un film dell'88, il primo di Jan Švankmajer, (che magari non vi dice niente, però è uno che la sa) e ti fa vedere il Paese delle Meraviglie inzuppato nel surrealismo. 
Cioè, il libro già di suo non è che trasudi raziocinio e realismo, eh, ma qui parliamo di quella roba claustrofobica e angosciosa e con tutte quelle ombre lì che ti fanno venire i magoni e i lunghi silenzi che in tutto il film ci saranno tipo 27 sole parole che continuano a ripetersi e che insomma se vuoi fare un film bello strano e visionario non basta che metti il cerone bianco in faccia a uno per la sesta volta e gli fai dire facilonate su quant'è bella la pazzia.


I personaggi, all'infuori della bambina catatonica che fa Alice, sono deliziosi ready-made e collage di chincaglierie rugginose e sfilacciate che uno ti fa godere più dell'altro. Per dire, no, il Bruco è un calzino ripieno di segatura con una dentiera. E che cazzo.
E soprattutto c'è la stop motion, che come lei poche altre cose me lo fanno rizzare.
Bambole di porcellana, lische di pesce, balocchi e filetti di carne assemblati e mossi con quel passo uno neanche troppo fluido che scricchiola, ticchetta, fruscia, gocciola. CGI delle palle mie.


Quindi se volete un film che metta sul serio a frutto le potenzialità dell'opera di Carroll, eccolo qui. Niente deliranza.

giovedì 15 settembre 2011

Blow Your Headphones 2 - Troppo Odio


Episodio 2 della nostra rubrica di consigli musicali, decisamente atipico ma freschissimo. Dico solo che molti lo aspettavano impazienti, non è una release fisica, quindi di certo non dissipa tutta una serie di dubbi (esiste, non esiste, ci crede, ci prende per il culo a tutti) ma Odio la Scuola è finalmente F U O R I !
Dopo un anno e più di dubbie apparizioni, video e "canzoni" che hanno lasciato tutti col punto interrogativo il disco del fenomeno Trucebaldazzi è finalmente disponibile in freedownload.
Dico solo scaricatelo, io lo sto facendo e a priori credo che ci farò un cd, lo metterò in macchina e andrò a farci un picnic, a cui siete invitati tutti. A dopo l'ascolto, ci vediamo carichi di ODIO. Portate le teste delle maestre che vi hanno traumatizzato di più che se no da mangiare non c'è niente.



martedì 13 settembre 2011

He Has Been Somebody.


Dopo il primo post così pregno, meditato e in linea di massima contento, mi trovo nello stesso giorno a pubblicarne un altro, scarno e improvviso come la notizia che mi è arrivata e dai toni per ovvie ragioni molto meno allegri, a cui poco io stesso voglio credere. DJ Mehdi, giovane e talentuoso produttore elettronico/hip-hop francese è morto per cause accidentali. La notizia è stata data da Phunkster, il cui direttore sostiene il giovane si trovasse su un soppalco con altri amici, rimasti solo feriti, durante la festa di compleanno del collega Riton.
Mehdi dopo aver pubblicato una serie di bellissimi album (di cui l'ultimo su Ed Banger) in cui mixava tendenze old school electro breakbeat ed hip hop era al lavoro proprio con Riton sul progetto Carte Blanche, decisamente piu heavy delle sue produzioni soliste, che con solo un ep alle spalle aveva ancora molto da dire.

Allego come saluto il suo pezzo più famoso e forse il più catchy, I Am Somebody"Enjoy".
R.I.P. Mehdi

Blow your Headphones 1 - Rough Trading


Ebbene, eccoci qua.
Abbiamo aperto sto' blog per metterci dentro un po' tutto quello che ci pare, quello che rischiamo di scordarci quando l'amata Mary Jane avrà corroso tutte le nostre sinapsi. L'abbiamo aperto e poi l'abbiamo lasciato là, i ladri non ci sono entrati perchè avevamo alla fine solo “pittato le pareti” e nel frattempo noi ci siamo presi una pausa di riflessione per decidere come arredarla. Fortuna vuole che sta’ pausa è stata costituita principalmente da un viaggio londinese che ci ha rapiti e ci ha dato l'opportunità di scegliere mobili molto ben curati. Per quel che mi riguarda i miei mobili sono principalmente costrutti musicali, ho avuto la possibilità di vedere posti in cui la musica che mi piace non è apannaggio solo della rete e di un manipolo di nerds col subwoofer che combattono contro Danza Kuduro , e di fronte a una realtà del genere non ho saputo tenere le Pokèball sotto controllo e ho guadagnato quattro belle medaglie.
Let's check'em all!

- 1 Skream - Exothermic Reaction / Future Funkizm

Primo per ovvie ragioni, primo per l'effettivo primato che mr Skream riveste nell'evoluzione di quella che è la musica elettronica di oggi, partito dalle produzioni in casa con l’amico Benga (altro personaggio cruciale del genere) passato per l’ormai classico Midnight Request Line (credo fosse il 2006) e ora alle prese con questa doppietta caldissima sparata dall'etichetta degli amici Instra:mental e DBridge.
Togliendo il coperchio troviamo Exothermic Reaction, un bel calderone di catrame scuro, echi urbani e frustate che conciliano il movimento ondeggiante, un incalzare continuo e persistente di bassi robotici e oscillanti e alternanze di casse in quattro che, sommate a linee melodiche orientaleggianti e ipnotiche fanno stringere i denti e addormentare i muscoli della faccia mentre il corpo continua ad sfogarsi sulla massa densa e grumosa proveniente dal pestatissimo halfstep.La Bside presenta un'apertura di synth estatica dalla quale emerge subito la fortissima matrice ritmica del secondo pezzo: Future Funkizm calvalca l'onda del nuovo electro/funk/ step di maestri come Joker e Mensah infondendo alle sue battute lente e riverberatissime fantastici riff intrecciati di sintetizzatori caldi, lasciandoti rilassare dopo la franata della Aside. Ma senza lasciarsi ingannare anche questo pezzo è ballabilissimo, con il sorriso estatico e i formicolii lungo tutta la schiena e le gambe, fino a un finale sfumato che ti sveglia senza buttarti giù dal letto.






- 2 Jamie XX - Far Nearer / Beat For

Chi negli ultimi due anni non si è fatto travolgere dal fenomeno XX? Il combo inglese che con le sue intuizioni ha creato un pop altamente emotivo basandosi su un esagerato minimalismo e su una paletta sonora ricalcata dai nuovi suoni provenienti dalla metropoli, anticipando tendenze come quelle dell'album di James Blake, che ha riportato questo neo dub da club alla cameretta dopo una serie sfavillante di uscite che hanno incredibilmente appassionato ascoltatori e critica e fatto venire la lacrimuccia a tutti i clubbers intenti a sculettare sulle piste. A questo punto la parabola degli XX sembra apparire decisamente inversa. Che si stessero lasciando sedurre da ritmi un po’ festaioli era deducibile dal remix "di gruppo" fatto per il pezzo You've Got the Love di uno degli altri gruppi in vista dell'indie più mainstream dell'ultimo annetto e mezzo, i Florence and the Machine. E che dei tre il piu attento ai movimenti dance e “tamarri” fosse Jamie (addetto alle "macchine" nella band) era capibile dai remixes fatti in solitaria per l'altra stellina UK Adele (Rolling in the Deep) e nell'operazione We're New Here, che ha portato il giovane producer a confrontarsi col mostro sacro Gil Scott Heron remixando interamente il suo ultimo lavoro I'm New Here. Il primo è un pezzo UK Funky frammentato e unto, degno di apparire su etichette indipendenti di rilievo come Ramp o Night Slugs, il secondo un lungo album che adatta la cupa voce di Heron ai nuovi suoni metropolitani, ricavandone un nuovo spaccato romanticamente cupo che ricalca ed emula, senza raggiungere, la quantità e pienezza di sfaccettature del primo - seminale - album del -seminale - duo Kode 9 and the Spaceape.
E dopo tutto questo? dopo tutto questo il giovane Jamie è finalmente approdato alle prima produzione totalmente dedicata a lui. Il doppio Beat For / Far Nearer è un piccolo capolavoro, in entrambi i pezzi mescola frammenti vocali umidissimi (sembra davvero di esser sott'acqua) a batterie dinamiche ed estremamente ben congegnate per colpa delle quali è molto difficile stare fermi, il tutto accompagnato da una quantità di stacchi pregevoli, che fanno salire lievemente la delicata tensione costruita dalle linee melodiche che finalmente il ragazzo sfodera, dopo essersi concentrato maggiormente in passato sul suono e sull'atmosfera generale.
Indicativo che sia stato pubblicato da NUMBERS, etichetta che insieme alle sovracitate Night Slugs e Ramp sta creando una nuova faccia più divertita, smaltata ed accattivante al dado UK Bass (basta vedere la cura nella presentazione del prodotto) una via di mezzo tra labels che proseguono verso vie legate a un electro un po piu "intelligente", seppur allo stesso modo capaci di far shakerare i fianchi (come la Tectonic di Pinch o la Hyperdub di Kode9) e quelle come Circus e Play Me 2 che profetizzano un electrostep totally raving e senza testa, puramente adrenalinico e hardcore .

- 3 Taz - Gold Tooth Grin

Terzo disco del lotto è questo tre tracce del giovane Taz, in passato accompagnato dal "cognome" Buckfaster, che si adattava di più al suo vecchio alter ego tutto brusche frammentazioni ragga, e violente unghiate di wobble basses.
In questa nuova veste sempre su NUMBERS il giovane si concentra su un nuovo ventaglio di suoni e nuovi ritmi. Come lascia presagire il titolo (e il fantastico artwork di Konx Om-Pax, membro del collettivo di Glasgow LuckyMe, fondamentale per lo sviluppo di tutta una serie di nuove tendenze nella musica da pista in Inghilterra e dintorni) la title track è un lentissimo riddim in pieno stile Southern rap, in cui la cassa non trascina la schiena ma butta la testa giù, lasciandola risollevare a melodie codeinicamente iniettate che rendono questo pezzo una gemma del genere, sul quale tra un'apertura di synth e l'altra non ci si sorprenderebbe di trovare la rappata di un Lil Wayne. Sull’altro lato Taz dosa un po’ del suo vecchio cipiglio e sfodera due tracce spezzate e aggressive, spaccone e ipnotiche. Robogrime si muove sinuosamente su territori dubstep ondeggianti e pressurizzati, Strike First si impone come una banger da dancefloor, o da moshpit, come il titolo consiglia e come l’incalzante frammentazione ( con stacchi in cassa industriale!) continua a confermare. Ovviamente costanti rimangono i synth sfavillanti che coprono le vostre nocche di cazzottiere diamantate e un basso techy/electro old school che anche su questi pezzi dall’incedere lento e mastodonticamente fiero non ti lascia star fermo un secondo e ti obbliga a zompettare sui controtempi.

- 4 Redinho - Edge Off

Questo vinile nero lucido e sciccosissimo si presenta uscendo dal nero di fondo nella forma di una scritta metallica, rossa, calda, sembra essere stata appena battuta sotto l'incudine per essere incollata sul retro della vostra Supercar. E di questo si tratta. Redinho cavalca la sua Kit tra sintetizzatori vintage e una vena funk che strizza l'occhio a quei capelli orrendamente cotonati. La title track, presente in doppia versione (original mix e instrumental) ti fa sentire proiettato in una Testarossa tirata a lucido (funziona anche sulla mia Twingo di dieci anni fa) sulle strade della Miami notturna con accanto Eddy Murphy e dietro due ragazze che portano i caschi dei Daft Punk , carezzandoti con suoni di velluto e unghie che colano smalto da decine di dollari. Incredibile il secondo pezzo, Slap, che come il nome lascia intuire si muove attorno a un giro di basso velocissimo, californiano e sudatissimo anch'esso se pensiamo ai primi RHCP o a tanto del primo velocissimo crossover, eppure al passo coi tempi che corrono in cui si stanno facendo strada la velocità estrema e i pitch divertiti ed esagerati del Juke. Killer per i polpacci di chi ama seguire la pista in tutte le sue declinazioni anche più ostiche alla danza, accompagnato da sgommate oliose ed energetiche vocals da cheerleaders fatte di speed che un po' ti fanno ricordare il '92 e i Prodigy di Hyperspeed, Slap lascia a Redinho la possibilità di creare il suo personale ponte tra il vecchio e il nuovo, un nuovo hardcore. Simon Reynolds con la sua teoria del continuum sarebbe fiero di lui. Assimilato l'alfabeto Red si lancia nella stesura di altre due killer tunes, spostandosi dalla parte dell'oceano su cui ci troviamo e incollando i suoi suoni lucidi e lussuriosi su un tappeto dancehall disco in Power Look, lasciandoti ballare come un cowboy che fiuta l'agnello grasso, e in seguito lascia che la sua supercar si riveli un transformer e assuma le forme di Whips, il pezzo più bassamente ortodosso del disco, in cui gli pneumatici, come camere d'aria, caricano botte di metallo stridente e aghi di vetro, fomentate da motori ruggenti, anch'essi che ti lasciano il desiderio di salire sulla prima decapottabile lurida che trovi in strada e lanciarti alla ricerca dell'autolavaggio dove fare un favore al proprietario e farla lavare dalle ragazze con le bocce più grosse della contea. Con le bocce più grosse della contea.