Amo Tintin.
Amo la sua ligne claire. Amo il modo in cui certe vignette blocchino l'attimo e lo tengano sospeso così, fluttuante, statico. Amo la sua spontaneità e, in certi punti, l'ingenua mancanza di correttezza politica degli anni '30. Tipo alcuni stereotipi razziali fatti in buona fede, tant'è che negli anni a seguire Hergé, l'autore, ridisegnerà alcune pagine. O tipo quando, per potersi avvicinare di soppiatto ad una scimmia, Tintin spara ad un secondo primate, scuoia la carcassa e ne indossa la pelle come un costume. L'arte del camuffamento.
Insomma mi ci hanno fatto anche il film, su Tintin, e devo dire che la preoccupazione c'era. Il Signor Spielberg è sempre il Signor Spielberg, è vero, ma qualche colpo comincia a perderlo anche lui. Catturare l'essenza di un fumetto così particolare non è cosa facile. La trasposizione dei lineamenti di Tintin non mi convinceva e l'uso dell'animazione digitale mi lasciava perplesso. Mi chiedevo se non fossero più adatte tecniche come la stop motion o perlomeno il live action, anche se entrambe sono già state utilizzate in passato per precedenti versioni cinematografiche. E invece bei cazzi, il film è stupendo.
Il fatto che dietro ci sia tanta bella gente, tra cui Peter Jackson alla produzione e John Williams alle musiche, tanti soldoni spesi e Il Signor Spielberg che fa il Signor Spielberg, paga. Scritto bene, diretto bene, l'azione è bella, ma più di tutto, c'è il sapore di Tintin.
Ovviamente il film è pensato anche, probabilmente principalmente, per chi con il fumetto non ha avuto nulla a che fare. I personaggi sono accuratamente introdotti e nulla viene dato per scontato, così che l'intero pubblico possa godersi a pieno il prodotto. Ma se invece conoscete e apprezzate il fumetto (o i cartoni che ne derivarono), l'orgasmo è a portata di mano. La fedeltà allo spirito dell'opera prima e ai suoi tratti narrativi è totale.
L'utilizzo di una specifica avventura delle tante pubblicate in volumi (integrata con altre due), piuttosto che scriverne una nuova, è un buon punto di partenza. Ma nel corso della storia spuntano riferimenti, oggetti, personaggi secondari ed elementi distintivi che rimandano all'intera gamma di episodi. Roba sottile, sussurrata. Ritagli di articoli di giornale e foto incorniciati in camera di Tintin, un vaso su una mensola, un marchio su una cassa. Le fughe, gli inseguimenti. Le botte alle spalle, le scazzottate. Le prigionie, le impasse. I salvataggi da parte di Milù. L'aereo giallo. Tutti hanno la pistola ma nessuno, tranne una vittima chiave, si becca il colpo. I viaggi a più tappe per il mondo. Il cliffhanger finale. Controluce, il ciuffo di Tintin rivela tre punte. Le gaffe di Dupond e Dupont, che magari a vederle su schermo sono un po' grossolane, su carta ci sono tutte. Anzi, spessissimo il fumetto costituisce già lo storyboard per delle scene, come già è stato per Sin City e Watchmen. Intere sequenze sono state ricostruite fedelmente, vignetta su vignetta.
Poi, un cameo di un Hergé ritrattista nelle prime scene, scritto in un modo così delizioso che sorridi per 5 minuti. A proposito di Hergé, il suo tratto lo si vede, nei personaggi. Occhietti e nasoni, come faceva lui.
Quindi, bravi.
La scelta grafica si rivela il ponte perfetto ed equilibrato tra pagina e schermo. E che grafica. La polvere, l'acqua, certi primi piani che sono secondi solo alla Pixar rendono il complesso ancora più prezioso. I titoli di testa ti fanno già leccare le labbra. Fa niente che il Liocorno del titolo sia diventato Unicorno, non importa che il doppiaggio sia spesso imbarazzante (Dupond e Dupont su tutti) e si passa sopra anche sul 3D, impercepibile e beffardo come quasi sempre, tranne per qualche rara scena. 3D, che tu possa bruciare all'inferno.
Le Avventure di Tintin è un filmone, che voi amiate il fumetto o meno. E se il film non vi è piaciuto, allora non vi piace Tintin, in generale e assoluto. Perché sulla trasposizione non c'è nulla da dire.
E ti dirò di più: non c'è nulla da dire.
Ovviamente il film è pensato anche, probabilmente principalmente, per chi con il fumetto non ha avuto nulla a che fare. I personaggi sono accuratamente introdotti e nulla viene dato per scontato, così che l'intero pubblico possa godersi a pieno il prodotto. Ma se invece conoscete e apprezzate il fumetto (o i cartoni che ne derivarono), l'orgasmo è a portata di mano. La fedeltà allo spirito dell'opera prima e ai suoi tratti narrativi è totale.
L'utilizzo di una specifica avventura delle tante pubblicate in volumi (integrata con altre due), piuttosto che scriverne una nuova, è un buon punto di partenza. Ma nel corso della storia spuntano riferimenti, oggetti, personaggi secondari ed elementi distintivi che rimandano all'intera gamma di episodi. Roba sottile, sussurrata. Ritagli di articoli di giornale e foto incorniciati in camera di Tintin, un vaso su una mensola, un marchio su una cassa. Le fughe, gli inseguimenti. Le botte alle spalle, le scazzottate. Le prigionie, le impasse. I salvataggi da parte di Milù. L'aereo giallo. Tutti hanno la pistola ma nessuno, tranne una vittima chiave, si becca il colpo. I viaggi a più tappe per il mondo. Il cliffhanger finale. Controluce, il ciuffo di Tintin rivela tre punte. Le gaffe di Dupond e Dupont, che magari a vederle su schermo sono un po' grossolane, su carta ci sono tutte. Anzi, spessissimo il fumetto costituisce già lo storyboard per delle scene, come già è stato per Sin City e Watchmen. Intere sequenze sono state ricostruite fedelmente, vignetta su vignetta.
Poi, un cameo di un Hergé ritrattista nelle prime scene, scritto in un modo così delizioso che sorridi per 5 minuti. A proposito di Hergé, il suo tratto lo si vede, nei personaggi. Occhietti e nasoni, come faceva lui.
Quindi, bravi.
La scelta grafica si rivela il ponte perfetto ed equilibrato tra pagina e schermo. E che grafica. La polvere, l'acqua, certi primi piani che sono secondi solo alla Pixar rendono il complesso ancora più prezioso. I titoli di testa ti fanno già leccare le labbra. Fa niente che il Liocorno del titolo sia diventato Unicorno, non importa che il doppiaggio sia spesso imbarazzante (Dupond e Dupont su tutti) e si passa sopra anche sul 3D, impercepibile e beffardo come quasi sempre, tranne per qualche rara scena. 3D, che tu possa bruciare all'inferno.
Le Avventure di Tintin è un filmone, che voi amiate il fumetto o meno. E se il film non vi è piaciuto, allora non vi piace Tintin, in generale e assoluto. Perché sulla trasposizione non c'è nulla da dire.
E ti dirò di più: non c'è nulla da dire.
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