mercoledì 28 settembre 2011

Scimmi-A-Thon VI, ovvero: Planet of the Apes

Con il remake del primo capitolo, diretto da Tim Burton nel 2001, comincio a prepararmi per quello che mi aspetta nel pomeriggio. Come cominciare ad immergersi nell'acqua fredda bagnando prima i piedi. Poi mi vedo L'Alba del Pianeta delle Scimmie e toccherà ai testicoli.

Non è che Planet of the Apes sia brutto, diciamo che lascia il tempo che trova. Scivola via nell'indifferenza, ecco. È vero che almeno qui Burton non ha smaronato per l'ennesima volta con il gotico posticcio e il cerone in faccia, però il problema risulta essere l'opposto. Il film è poco caratterizzato, manca di tocco personale e la mano del regista è più una voce di corridoio. Personalmente credo sia qui che la discesa di Tim ha cominciato a prendere piede per continuare in tutti i suoi film successivi, Big Fish escluso.
Ma almeno, dai, qui non c'è Johnny Depp. Però c'è Mark Wahlberg, che forse l'unica vera scimmia alla fine è lui.

La storia grossomodo la conosciamo, non c'è molto da dire. Astronauta cade pianeta scimmie intelligenti cattive ma non tutte umani schiavi facciamo rivolta. Le differenze sono che qui l'uomo sa ancora parlare che sennò sai che palle in sala, le scimmie fanno salti da scimmie più alti, il pianeta non è la terra del futuro e la gnoccolona è bionda. E poi boh, che altro, personaggi abbastanza stereotipati e qualche frase fatta, però dai, per vederlo una sera con i pop corn il film va anche bene, su.

Interessanti il cameo di Linda Harrison, gnoccolona nell'originale, e di Charlton Heston, ovvero Taylor. Qui però fa una vecchia scimmia morente che pronuncia ancora una volta la sua maledizione all'umanità. Niente Statua della Libertà, però.

Bene, siamo in dirittura d'arrivo. Adesso rimane l'ultima prova. Per tutti questi giorni quella facciona scimmiesca mi ha guardato, dalla locandina del cinema di fronte casa, mentre attraversavo l'incrocio, e mi sfidava. Intanto la sua puzza mi è arrivata dentro l'appartamento. E sono al quarto piano.
Ora scusate, devo andare. Ho un appuntamento con la mia pulsione autodistruttiva alle 15.45.

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