lunedì 31 ottobre 2011

Thanks God it's Saturday

C'è da dire che fino ad adesso non è stato proprio un fiume in piena. L'intenzione c'era, i post un po' meno, sul pubblico stendiamo un velo pietoso. E se già prima si sfiorava il minimo sindacale, adesso sarà peggio.

Tutto questo perché ci si affaccia sul mondo del lavoro, si diventa grandi e così via. Sto pensando di farmi crescere i baffi e cominciare a fumare la pipa. Ma il succo del discorso è che il tempo da dedicare al blog scarseggerà ulteriormente. Si farà quel che si potrà, probabilmente nei week-end. Ed è l'ennesima giustificazione, lo so, manco fossimo alle medie, però sappiate, voi aficionados che ancora vi affacciate su queste spoglie pagine, che noi continueremo a crederci, finché ci riesce.
Credeteci anche voi.
Tutti voi.

Tutti e tre.

Klaymen! Up here!

15° anniversario di The Neverhood.

giovedì 20 ottobre 2011

Aliens & Cowboys, ovvero: Cowboys & Aliens

Cowboys & Aliens è un film che parla di cowboy e alieni. Sorpresa.
Adattamento di una graphic novel, si rifà, come è giusto che sia, a tutto l'immaginario stereotipato dei generi. Navicelle spaziali invadono il pianeta & polverosi pistoleri che sputano per terra lo difendono. E in tutto questo c'è Daniel Craig, con la solita paralisi facciale che per una volta forse non dispiace neanche tanto, a fare il ganzo che ha perso la memoria e si ritrova al braccio un congegno super-ultra-sofisticato-spara-laser. Chissà come, chissà perché. La risposta alle domande, come si vedrà, è bella fiacca.

Ricapitoliamo. Abbiamo i cowboy. E abbiamo gli alieni. Quanto basta a catturare l'attenzione, insomma. Ma il punto è, vedete, che c'è anche Harrison Ford. Harrison Ford vecchiarello ma che ha ancora il colpo in canna; Harrison Ford che fa il duro, il bastardo cinico che però in fondo, alla fine dico, si scopre essere una persona d'onore; Harrison Ford strafottente che fa lo sguardo con un occhio più spalancato dell'altro e ancora gli viene bene. Insomma, cazzo, se non vale questo il biglietto... Hua! Ò_o
Nel film è meglio, giuro.

Insomma, se lo prendete per quello che è, e se magari avete il poster di Han Solo o Rick Deckard in camera, il film non dispiace, intrattiene. Gli alieni non sono male e Olivia Wilde è gnocca. In più, cosa che con piacere ho scoperto solo in sala, nel cast ci sono anche Paul Dano e Sam Rockwell.
Però, davvero, poche pretese. Perché ce ne sono di mancanze, di roba a cui non viene data nessuna spiegazione, di cliché. E va bene che il film si basa su archetipi, però negli ultimi 30 minuti parte il festival della prevedibilità. Roba che ti diverti a fare gomitino-gomitino a quello della poltrona a fianco, anche se non lo conosci, e a dirgli "Eh, ora succede questo" o "Oh, questo qua fino alla fine riuscirà a fare quella cosa lì" e "Eh, oh, eh, che ti dicevo? Oh, visto?". E quello poi cambia posto, anche se è la tua ragazza.
E poi più alieni, dai. Ci sarà una presenza in pellicola del 20% per gli alieni contro un 70% per i cowboy. 10% cavalli. Che manco c'è un vero scontro tra le categorie, a dirla tutta. Quel & nel titolo al posto di Vs. è una promessa. È più un ganzo con congegno super-ultra-sofisticato-spara-laser contro alieni, o indiani contro alieni. D'altronde, navicelle spaziali contro prese al lazo non fa un figurone.

In ogni caso, uno sguardo mentre si è stravaccati sul divano lo si dà volentieri. E i mash-up fumettosi tra generi pulp stuzzicano sempre.
Adesso aspetto Vampiri & Dinosauri o Zombie & Postini.



venerdì 14 ottobre 2011

Lo chiamavano Skynet

No, volevo solo dire, ecco, che questo bel passone in avanti verso il futuro, Siri che ti riconosce la voce e tu ci parli e lui/lei capisce e ti fa le cose, a me un po' dà di inizio della fine, di Asimov, Matrix e T-1000, che poi c'è la presa di coscienza e ci si comincia a fare delle domande sul mio posto nel mondo e magari ci saranno anche già gli umanoidi camerieri con arti e componenti mobili capaci di impugnare oggetti contundenti o addirittura robot soldati con laser mortali che il pentagono, egoista e noncurante della messa in guardia dello scienziato buono e col sale in zucca, aveva prodotto in gran segreto per avere l'asso nella manica e che ora invece si rivoltano contro i loro creatori e tempo qualche anno l'umanità è soggiogata.

Però volevo anche dire, ecco, che tutti questi anni che ci aspettano prima della schiavitù, se riservano cose come un sistema di riconoscimento vocale e di sintassi nel cellulare, saranno anni molto fighi.

giovedì 13 ottobre 2011

Giallo démodé

Caro Matt,
finalmente trovo il coraggio di scriverti. Lo faccio per ringraziarti di tutti gli anni che mi hai regalato in compagnia de I Simpson, per dirti che hai dato a noi tutti qualcosa di meraviglioso, per riconoscere ogni tuo merito. E soprattutto, ti scrivo per fermarti.
Non è facile per me, davvero. Negli ultimi anni c'ho provato a spostare lo sguardo, a dirmi che probabilmente mi sbagliavo, a negare l'evidenza. Non è servito. Per quante volte provassi a tirare l'acqua, la verità era ancora lì che galleggiava placida.
Anche ora mi è difficile ammetterlo. Sudo, le dita scivolano sulla tastiera. Spero di non attivare inavvertitamente il caps lock. Ma sto solo procrastinando l'inevitabile. La musica ormai è partita, quindi balliamo.
I Simpson non sono più belli come prima. 
Ecco. L'ho detto. E fa male. 
Però siamo arrivati ad un punto di rottura. Dai, basta così. C'è poca freschezza, poco appeal, poca attualità, poche risate, poco altro da dire che non sia già stato detto. Spesso, quello che sento è imbarazzo. Adesso lascio che mia zia cambi canale. Il problema è che la serie non è più quella di una volta, o che a volte lo è troppo. Non c'è nulla di male ad accettare la vecchiaia, la famiglia ha anche quei vent'anni e più sulla groppa e si sente. Bellissimi anni, eh. Ecco, magari gli ultimi non proprio, ma non è troppo tardi per chiudere in bellezza, prima che sia troppo tardi. Guardati intorno, ci sono altri a cui fare posto. Altri più meritevoli. Ora come ora I Griffin fanno più ridere de I Simpson. I Griffin, Matt. Eddai.
Adesso non fraintendermi, però. Hai inventato un genere, sei il capostipite e probabilmente nessuno farà la Storia del cartoon demenziale come Homer. Hai fatto tanto e ti vogliamo tutti bene, qui. Ma stai andando contro un iceberg. Non ti sto chiedendo di ritirarti, chiaro. Se senti di avere ancora qualche colpo in canna, fai pure. Ma proponici qualcosa di diverso e al passo. Altrimenti, c'è sempre il golf.
E lo so, lo so che magari ormai non dipende più da te. Che ci sono sceneggiatori e produttori a prendere le decisioni vere. Che ti chiamano una volta al mese per mettere una firma e ciao. Però confido nel tuo potere paterno. Strappali via da loro e falli chiudere col botto, finché possiamo ancora preservarne il bel ricordo.
Se stai leggendo, pensaci. 
So che stai leggendo, Matt.

Tuo fedelissimo,
Sergio

sabato 8 ottobre 2011

Terra mica tanto Nova

Salve a tutti (?), io sono Dario, il terzo componente di Cowablog arrivato un pochetto in ritardo, e voglio cominciare parlando di un prodotto televisivo per me discutibile e cioè il cotanto annunciato Terra Nova, dove ci sono i dinosauri nella loro epoca! Quindi niente ricreazione del loro ambiente, loro che ci vengono a mangiare nella nostra città, imprenditori con la smania di credersi Dio, e dunque le prospettive sono ottime.

Naturalmente parliamo dei primi tre episodi usciti fino ad adesso, visti di getto, ma con attenzione. Bene, posso dire che sono quasi 2 ore godibilissime, tutto scorre bene e il misto fra azione e momenti di quiete è ben gestito. Però qui non voglio dilungarmi sulla composizione di un telefilm dove nelle retrovie c'è gente che ne sa parecchio, ma voglio concentrami sui particolari, quasi ridicoli.
Detto questo torniamo sui dinosauri che per me, detto chiaro e tondo, sono stati fatti col culo (di Spielberg). Perché non posso pensare che con il budget speso per questo telefilm e con un regista che c'ha fatto un capolavoro di film sui dinosauri devo vedermeli fatti come quelli dei documentari del national SuperQuark, o anche peggio, visto che alla prima occhiata si nota la mancanza di fisicità e l'assenza del contatto con l'ambiente. Ma ok, dai, possiamo farla passare.
Ma c'è qualcos'altro, più lampante. Lo sviluppo della trama.
Per farla breve, una famiglia nel presente-futuro ha troppi cazzi e mazzi contro il governo e, per rimanere insieme, deve scappare nel passato grazie ad una frattura magico-misteriosa nello spazio-tempo (Lost). Arrivati lì c'è una giungla enorme e selvaggia (Lost) e personaggi stereotipati ad aspettarli. Ma non finisce qui, perché il figlio ribelle "vaffanculopapà" conosce altri giovani scapigliati con cui esce nella vegetazione sconosciuta, e naturalmente sono bei cazzi. Qui il figliolo viene a conoscenza del primo grosso mistero e cioè delle roccie con delle iscrizioni e delle formule strane che nessuno comprende (Lost). Varie peripezie e si salvano tutti. Dimenticavo che ci sono anche gli "Altri" di Lost, cioè gente vestita con stracci distaccata dal gruppone originario e che fa la parte dei cattivoni. Forse.

Ora non voglio sembrare troppo banale ma è da un po' che in America presentano le nuove serie tv a tema fantascientifico come i nuovi Lost, e mi pare un po' esagerato. Arrivare a fare un telefilm sfruttando le stesse tematiche e non dando nulla di nuovo, tranne dinosauri fatti de merda, ti fa capire che gente come Spielberg e chi è con lui fa parte di una generazione di menti che non è più al passo coi tempi. E che prendono troppi soldi per prodotti, fino ad adesso, così scadenti.
Tolte le critiche, un bel puntone questa serie se lo prende per gli spunti interessanti che possono uscire da questo gruppo famiglia, con tanti problemi interiori da risolvere, trasportato in un epoca che non c'entra un cazzo con la loro. Ma è forse l'unica cosa.
Per il resto mi dispiace tanto e troppo per un ex-genio come Spielberg che non sa davvero più come rinnovarsi. Però, pace, amore e speriamo che andando avanti il prodotto si migliori.

venerdì 7 ottobre 2011

Solo quattro bambini

Qualche ora fa, in the America, ha ripreso ad andare in onda una delle mie serie animate preferite. Pardon, LA preferita. Diciamo pure uno dei migliori prodotti televisivi degli ultimi anni, a mio parere. E voglio fermarmi qua.
Parlo di South Park.
Scrivo un breve post per parlarne a chi non la conosce, per far ricredere chi l'ha mal giudicata, per confrontarla un po' con la concorrenza, perché è una settimana che non aggiorno il blog.

South Park prosegue la sua quindicesima stagione, dopo il solito break estivo. Questa volta l'attesa è stata un po' più lunga del solito, però. Nelle ultime stagioni, infatti, la serie ha raggiunto un grado di maturazione sempre più alto che ha raggiunto il culmine nell'ultima puntata, trasmessa a Giugno.

All'inizio c'erano le parolacce con i bip che fanno tanto ridere e poco altro. Era già abbastanza per affezionarcisi. Ma andando avanti i quattro piccoli protagonisti hanno cominciato a sviluppare sempre più una sottile critica intelligente, un fine sottotesto, a toccare tematiche globali. Dissacrandole, certo. Però sempre sul pezzo, oh, un'attualità che mica te la sogni nei Simpson o nei Griffin. Il 2 Maggio il Presidente Obama tiene una conferenza stampa riguardante la cattura/omicidio di Bin Laden. Il 4 Maggio, due e dico due giorni dopo, nell'episodio trasmesso c'è un riferimento a quel discorso. Infatti ogni puntata viene creata nei sei giorni che precedono la messa in onda. Tra parentesi, domenica sarà trasmesso un succulento documentario che ne parla, di questi sei giorni.
E adesso c'è anche la questione dell'ultima puntata, quella che ti dà lo scossone. Parliamo di sterzate a livello di trama, cambi narrativi. Quella roba che non ti aspetti da un cartone comico. E invece si va avanti, sempre in evoluzione, sempre geniali.
Insomma, fateci un pensierino, nel caso.
E le parolacce con i bip che fanno tanto ridere, quelle ci sono sempre, eh.