lunedì 21 novembre 2011
domenica 20 novembre 2011
E alla batteria...
Da oggi c'è un nuovo autore, qui a/in/per Cowablog. Se prima non la si finiva più di metterci roba, pensa ora. Si chiama Sara. Le piace disegnare, fare le torte e praticare il voyeurismo. Di' ciao, Sara. Per ora c'ha fatto lo sfondo con le budella, che non passano mai di moda e fanno pendant con l'intestazione della data. Grazie, Sara.
Nell'immagine non sapevo che metterci, quindi ho scelto la pizza, che tanto piace a tutti.
giovedì 10 novembre 2011
Anche Giuda avrà avuto le sue buone ragioni
Qualche tempo fa si è stati a Londra. Bella, Londra.
Da una parte della strada fast food che molto sobriamente scelgono nomi sottili come EAT., belli maiuscoli e col punto alla fine, dall'altra spettacoli e musical che ti sembra Broadway. Ci sono quelli famosi e quelli un po' meno, quelli che vengono dai film e quelli che il film ce l'hanno fatto poi. Un po' di tutto, ma tutti con la locandina piena di quelle super-recenzioni e dei pareri estasiati dei critici e di un sacco di stelle manco San Lorenzo, tipo "It's the very very finest stupendolous spettacolous in the history of the magic in theatre! ☆☆☆☆" o "Your eyes cannot resist to this strabilliantis incrediboul miracle of music! ☆☆☆☆☆". Cose così. C'è Billy Elliot, Sister Act, Batman, Priscilla la Regina del Deserto, uno con un'improbabile Shrek e quello che omaggia i Queen, con la statua ganza di Mercury fuori. Se cerchi bene magari trovi anche quello dei Pokémon e di Schindler's List. Ma ce n'è uno in particolare che ha catturato l'attenzione.
Si chiama Wicked.
Si chiama Wicked.
Sarà che ci passavamo continuamente davanti per tornare in ostello. O sarà che lo sguardo era attirato dalla predominanza del colore verde su porte, manifesti, insegne, tappeti, nastri, cornicioni, lampade, cordoni, maniglie e tombini. Più probabilmente, sarà che aveva a che fare con Il Mago di Oz. A me Il Mago di Oz piace tanto. Il libro, il film. Dai pochi indizi presenti sulle locandine si capisce poco della trama, il musical sembra un prequel delle vicende riguardanti Dorothy incentrato sull'adolescenza e sul rapporto tra la Perfida Strega dell'Ovest e Glinda, quella buona, del nord, che nel film sembra essere sotto gli effetti dell'LSD. La curiosità si accende comunque, ma vedere lo spettacolo è escluso. Un po' perché il soggiorno è breve, un po' perché le priorità sono altre, un po' perché il biglietto costa tanto, un po' perché il resto del gruppo dice che i musical sono le cose dei gay. Sarà per la prossima.
A me però il concetto continua ad interessare e una volta a casa mi informo un po'. Il tutto è tratto da un libro, qui in Italia tradotto col nome Strega. Leggendolo viene fuori che è un prequel de Il Mago di Oz che proprio prequel non è. Cioè. Si, che viene trattato il periodo antecedente alla venuta di Dorothy, però quello raccontato è un universo parallelo a quello classico. O meglio, è diverso il punto di vista con cui viene raccontato, l'universo classico. Qui si parla della nascita e della crescita della Perfida Strega dell'Ovest, che magari poi così perfida non era.
Il senso del libro è questo, un divertente cambio di prospettiva. Il Mago di Oz, come lo conosciamo noi, è sbagliato. Ce l'hanno raccontato male, c'hanno ingannati, non guardavamo nella lente giusta. Tutta propaganda. Il buon Mago, nascosto nella Città degli Smeraldi, è in realtà un despota, un tiranno con manie di conquista a comando della sua milizia segreta, un'orwelliana gestapo. Glinda, la Strega buona, è una sprovveduta, l'ingenua amica del cuore che farà le scelte sbagliate. E Elfaba, la Strega cattiva, strega per caso, non è che una ribelle, pronta a combattere il regime del Mago. Se desidera le scarpette magiche appartenute alla sorella defunta, se tutta Oz la disprezza e se Dorothy viene inviata a toglierla di mezzo, un motivo che va oltre la semplice perfidia c'è. Tutto è sotto la nuova luce. Come dire che Sauron ha solamente, in maniera del tutto lecita, cercato di riprendersi una proprietà che ingiustamente gli era stata sottratta.
Di accenni al mondo di Oz ce ne sono. Sia dal libro (o dalla serie di libri in generale) che dal film. Anzi, spesso a cavallo tra i due, come per le scarpette magiche dall'indecifrabile riflesso, diviso tra il bianco e il rosso. E poi riferimenti ad apparecchi tik tok, alle calze a righe della Perfida Strega dell'Est, all'origine degli oggetti animati (come può esserlo uno Spaventapasseri) e ad un cucciolo di Leone, che fa da cavia per un esperimento, terrorizzato e tremante.
C'è anche da dire che pur essendo legato ad una favola, il libro assume un tono più maturo ed esplicito del previsto. Violenza, morte e sesso spiegati nei particolari. Ad un certo punto si assiste ad un'orgia dove una Tigre parlante monta un ragazzino legato (che, inspiegabilmente, rimarrà traumatizzato a vita) mentre infila la testa tra le gambe di una donna. True story.
In genere, il libro è comunque interessante, nel suo tentativo di rovesciare la medaglia. Ma se non vi piace troppo il classico originale, magari c'è da pensarci. Anche perché è troppo lungo di quel centinaio di pagine, sparse qua e là. E poi, tanto, sembra che tra un po' ci faranno anche il film. Magari in 3D.
A me però il concetto continua ad interessare e una volta a casa mi informo un po'. Il tutto è tratto da un libro, qui in Italia tradotto col nome Strega. Leggendolo viene fuori che è un prequel de Il Mago di Oz che proprio prequel non è. Cioè. Si, che viene trattato il periodo antecedente alla venuta di Dorothy, però quello raccontato è un universo parallelo a quello classico. O meglio, è diverso il punto di vista con cui viene raccontato, l'universo classico. Qui si parla della nascita e della crescita della Perfida Strega dell'Ovest, che magari poi così perfida non era.
Il senso del libro è questo, un divertente cambio di prospettiva. Il Mago di Oz, come lo conosciamo noi, è sbagliato. Ce l'hanno raccontato male, c'hanno ingannati, non guardavamo nella lente giusta. Tutta propaganda. Il buon Mago, nascosto nella Città degli Smeraldi, è in realtà un despota, un tiranno con manie di conquista a comando della sua milizia segreta, un'orwelliana gestapo. Glinda, la Strega buona, è una sprovveduta, l'ingenua amica del cuore che farà le scelte sbagliate. E Elfaba, la Strega cattiva, strega per caso, non è che una ribelle, pronta a combattere il regime del Mago. Se desidera le scarpette magiche appartenute alla sorella defunta, se tutta Oz la disprezza e se Dorothy viene inviata a toglierla di mezzo, un motivo che va oltre la semplice perfidia c'è. Tutto è sotto la nuova luce. Come dire che Sauron ha solamente, in maniera del tutto lecita, cercato di riprendersi una proprietà che ingiustamente gli era stata sottratta.
Di accenni al mondo di Oz ce ne sono. Sia dal libro (o dalla serie di libri in generale) che dal film. Anzi, spesso a cavallo tra i due, come per le scarpette magiche dall'indecifrabile riflesso, diviso tra il bianco e il rosso. E poi riferimenti ad apparecchi tik tok, alle calze a righe della Perfida Strega dell'Est, all'origine degli oggetti animati (come può esserlo uno Spaventapasseri) e ad un cucciolo di Leone, che fa da cavia per un esperimento, terrorizzato e tremante.
C'è anche da dire che pur essendo legato ad una favola, il libro assume un tono più maturo ed esplicito del previsto. Violenza, morte e sesso spiegati nei particolari. Ad un certo punto si assiste ad un'orgia dove una Tigre parlante monta un ragazzino legato (che, inspiegabilmente, rimarrà traumatizzato a vita) mentre infila la testa tra le gambe di una donna. True story.
In genere, il libro è comunque interessante, nel suo tentativo di rovesciare la medaglia. Ma se non vi piace troppo il classico originale, magari c'è da pensarci. Anche perché è troppo lungo di quel centinaio di pagine, sparse qua e là. E poi, tanto, sembra che tra un po' ci faranno anche il film. Magari in 3D.
venerdì 4 novembre 2011
Rockstar Does It Better
Quest'azienda si può definire una vera e propria famiglia, composta da tanti figliocci sparsi per il mondo che fanno capo ad un padre di nome Take Two Interactive, dal pennellone molto lungo. Per citare il titolo più rappresentativo di questa casata, fra i tanti, a tutti viene in mente Grand Theft Auto, ma per me sono molto altro.
Qualcuno si può chiedere (ma forse anche no): "Perché hai scelto questa casa di produzione, fra le tante?". L'ho fatto perchè la Rockstar è un crogiuolo di cervelli deviati e geniali allo stesso tempo. La loro storia è fatta di giochi che hanno dato continui schiaffi in faccia a chiunque, nella concorrenza, per tanti motivi: grafica, giocabilità, libertà d'azione, inventiva, violenza, l'uso di uomini-divinità, peni di gomma e distruzione. Sono ormai quasi 20 anni e passa di onorata carriera, nella quale ci sono state date poche delusioni. Perché, è inutile, loro sono sempre troppo avanti per chiunque.
Non scorderò mai personaggi come Tommy Vercetti, Carl Johnson, Max Payne, John Marston e Danny. La loro caratterizzazione spettacolare e indimenticabile, le frasi storiche uscite da quelle bocche fatte di pixel, il loro modo d'essere e di atteggiarsi. Lo ammetto, mi sto per commuovere. Come poter dimenticare il bonus che veniva dato in GTA II se si investiva con la macchina una serie di sosia di Elvis, Massimo Dolore e i suoi incubi (tralasciando lo slow motion nelle scene d'azione), il finale di Red Dead Redemption... Insomma, troppa e troppa roba da dire in un solo post. Se ne vanno intere giornate a giocare ai loro videogiochi, parlarne è peggio.
E poi c'è l'ultima furbata. In questi mesi nelle nostre case arriveranno un bel paio di giochini firmati Rockstar: Max Payne 3 e L.A. Noire per PC. Con i soldi che ci faranno potrebbero passare 8 mesi a guardare il cielo e le stelle, se volessero. Invece no. Questi figli di mamma bella hanno pensato di gettare un'altra bomba, meno di un mese fa, annunciando la produzione di GTA V. E nello scompiglio generale di chi non se lo aspettava, che non ha avuto manco il tempo di spiegarsi come e perché, nel giro di poche settimane hanno fatto uscire il trailer, che ha già diviso i fans in 2 fazioni. Questo sta ad indicare come 'sti stronzi ci vogliono bene e sanno come guadagnare, sorprendendo sempre tutto e tutti.
Che dire, io mi fido ciecamente e lo farò finchè morti non ci separi. Intanto, vado a completare le missioni secondarie di Red Dead Redemption.
giovedì 3 novembre 2011
Dinamismo statico, ovvero: Le Avventure di Tintin - Il Segreto dell'Unicorno
Amo Tintin.
Amo la sua ligne claire. Amo il modo in cui certe vignette blocchino l'attimo e lo tengano sospeso così, fluttuante, statico. Amo la sua spontaneità e, in certi punti, l'ingenua mancanza di correttezza politica degli anni '30. Tipo alcuni stereotipi razziali fatti in buona fede, tant'è che negli anni a seguire Hergé, l'autore, ridisegnerà alcune pagine. O tipo quando, per potersi avvicinare di soppiatto ad una scimmia, Tintin spara ad un secondo primate, scuoia la carcassa e ne indossa la pelle come un costume. L'arte del camuffamento.
Insomma mi ci hanno fatto anche il film, su Tintin, e devo dire che la preoccupazione c'era. Il Signor Spielberg è sempre il Signor Spielberg, è vero, ma qualche colpo comincia a perderlo anche lui. Catturare l'essenza di un fumetto così particolare non è cosa facile. La trasposizione dei lineamenti di Tintin non mi convinceva e l'uso dell'animazione digitale mi lasciava perplesso. Mi chiedevo se non fossero più adatte tecniche come la stop motion o perlomeno il live action, anche se entrambe sono già state utilizzate in passato per precedenti versioni cinematografiche. E invece bei cazzi, il film è stupendo.
Il fatto che dietro ci sia tanta bella gente, tra cui Peter Jackson alla produzione e John Williams alle musiche, tanti soldoni spesi e Il Signor Spielberg che fa il Signor Spielberg, paga. Scritto bene, diretto bene, l'azione è bella, ma più di tutto, c'è il sapore di Tintin.
Ovviamente il film è pensato anche, probabilmente principalmente, per chi con il fumetto non ha avuto nulla a che fare. I personaggi sono accuratamente introdotti e nulla viene dato per scontato, così che l'intero pubblico possa godersi a pieno il prodotto. Ma se invece conoscete e apprezzate il fumetto (o i cartoni che ne derivarono), l'orgasmo è a portata di mano. La fedeltà allo spirito dell'opera prima e ai suoi tratti narrativi è totale.
L'utilizzo di una specifica avventura delle tante pubblicate in volumi (integrata con altre due), piuttosto che scriverne una nuova, è un buon punto di partenza. Ma nel corso della storia spuntano riferimenti, oggetti, personaggi secondari ed elementi distintivi che rimandano all'intera gamma di episodi. Roba sottile, sussurrata. Ritagli di articoli di giornale e foto incorniciati in camera di Tintin, un vaso su una mensola, un marchio su una cassa. Le fughe, gli inseguimenti. Le botte alle spalle, le scazzottate. Le prigionie, le impasse. I salvataggi da parte di Milù. L'aereo giallo. Tutti hanno la pistola ma nessuno, tranne una vittima chiave, si becca il colpo. I viaggi a più tappe per il mondo. Il cliffhanger finale. Controluce, il ciuffo di Tintin rivela tre punte. Le gaffe di Dupond e Dupont, che magari a vederle su schermo sono un po' grossolane, su carta ci sono tutte. Anzi, spessissimo il fumetto costituisce già lo storyboard per delle scene, come già è stato per Sin City e Watchmen. Intere sequenze sono state ricostruite fedelmente, vignetta su vignetta.
Poi, un cameo di un Hergé ritrattista nelle prime scene, scritto in un modo così delizioso che sorridi per 5 minuti. A proposito di Hergé, il suo tratto lo si vede, nei personaggi. Occhietti e nasoni, come faceva lui.
Quindi, bravi.
La scelta grafica si rivela il ponte perfetto ed equilibrato tra pagina e schermo. E che grafica. La polvere, l'acqua, certi primi piani che sono secondi solo alla Pixar rendono il complesso ancora più prezioso. I titoli di testa ti fanno già leccare le labbra. Fa niente che il Liocorno del titolo sia diventato Unicorno, non importa che il doppiaggio sia spesso imbarazzante (Dupond e Dupont su tutti) e si passa sopra anche sul 3D, impercepibile e beffardo come quasi sempre, tranne per qualche rara scena. 3D, che tu possa bruciare all'inferno.
Le Avventure di Tintin è un filmone, che voi amiate il fumetto o meno. E se il film non vi è piaciuto, allora non vi piace Tintin, in generale e assoluto. Perché sulla trasposizione non c'è nulla da dire.
E ti dirò di più: non c'è nulla da dire.
Ovviamente il film è pensato anche, probabilmente principalmente, per chi con il fumetto non ha avuto nulla a che fare. I personaggi sono accuratamente introdotti e nulla viene dato per scontato, così che l'intero pubblico possa godersi a pieno il prodotto. Ma se invece conoscete e apprezzate il fumetto (o i cartoni che ne derivarono), l'orgasmo è a portata di mano. La fedeltà allo spirito dell'opera prima e ai suoi tratti narrativi è totale.
L'utilizzo di una specifica avventura delle tante pubblicate in volumi (integrata con altre due), piuttosto che scriverne una nuova, è un buon punto di partenza. Ma nel corso della storia spuntano riferimenti, oggetti, personaggi secondari ed elementi distintivi che rimandano all'intera gamma di episodi. Roba sottile, sussurrata. Ritagli di articoli di giornale e foto incorniciati in camera di Tintin, un vaso su una mensola, un marchio su una cassa. Le fughe, gli inseguimenti. Le botte alle spalle, le scazzottate. Le prigionie, le impasse. I salvataggi da parte di Milù. L'aereo giallo. Tutti hanno la pistola ma nessuno, tranne una vittima chiave, si becca il colpo. I viaggi a più tappe per il mondo. Il cliffhanger finale. Controluce, il ciuffo di Tintin rivela tre punte. Le gaffe di Dupond e Dupont, che magari a vederle su schermo sono un po' grossolane, su carta ci sono tutte. Anzi, spessissimo il fumetto costituisce già lo storyboard per delle scene, come già è stato per Sin City e Watchmen. Intere sequenze sono state ricostruite fedelmente, vignetta su vignetta.
Poi, un cameo di un Hergé ritrattista nelle prime scene, scritto in un modo così delizioso che sorridi per 5 minuti. A proposito di Hergé, il suo tratto lo si vede, nei personaggi. Occhietti e nasoni, come faceva lui.
Quindi, bravi.
La scelta grafica si rivela il ponte perfetto ed equilibrato tra pagina e schermo. E che grafica. La polvere, l'acqua, certi primi piani che sono secondi solo alla Pixar rendono il complesso ancora più prezioso. I titoli di testa ti fanno già leccare le labbra. Fa niente che il Liocorno del titolo sia diventato Unicorno, non importa che il doppiaggio sia spesso imbarazzante (Dupond e Dupont su tutti) e si passa sopra anche sul 3D, impercepibile e beffardo come quasi sempre, tranne per qualche rara scena. 3D, che tu possa bruciare all'inferno.
Le Avventure di Tintin è un filmone, che voi amiate il fumetto o meno. E se il film non vi è piaciuto, allora non vi piace Tintin, in generale e assoluto. Perché sulla trasposizione non c'è nulla da dire.
E ti dirò di più: non c'è nulla da dire.
mercoledì 2 novembre 2011
Dubbi, teorie e videotape
Mi è capitato di guardare la versione originale, quella giappu, di The Ring. Seguono alcune note mentali, molte delle quali già affiorate al tempo del remake americano, che hanno accompagnato la visione.
- Che succederebbe se allo scadere dei 7 giorni la vittima si trovasse in un luogo senza televisione? Samara arriverebbe comunque? In che modo? Opterebbe per un teletrasporto alla Star Trek?
- Che succederebbe se allo scadere dei 7 giorni la vittima si trovasse in compagnia di persone che non hanno visto il video? Samara arriverebbe comunque? Gli altri sarebbero capaci di vederla? Verrebbero maledetti a loro volta? In realtà non hanno visto il video vero e proprio, la manifestazione dello spettro non dovrebbe contare. E se di gente ce ne fosse tanta? Diciamo che la vittima ha organizzato una festa. Samara cercherebbe di farsi strada tra tutti chiedendo 'permesso'?
- Che succederebbe se si vedesse solo una parte del video? La maledizione varrebbe comunque? Non sarebbe un po' come barare?
- Che succederebbe se allo scadere dei 7 giorni la vittima si trovasse in compagnia di persone che non hanno visto il video? Samara arriverebbe comunque? Gli altri sarebbero capaci di vederla? Verrebbero maledetti a loro volta? In realtà non hanno visto il video vero e proprio, la manifestazione dello spettro non dovrebbe contare. E se di gente ce ne fosse tanta? Diciamo che la vittima ha organizzato una festa. Samara cercherebbe di farsi strada tra tutti chiedendo 'permesso'?
- Che succederebbe se si vedesse solo una parte del video? La maledizione varrebbe comunque? Non sarebbe un po' come barare?
- Che succederebbe se, dopo aver visto il video, non ci fossero telefoni nei dintorni? La maledizione come verrebbe lanciata? Senza la chiamata premonitrice, varrebbe lo stesso? O sarebbe implicita? Ancora, non sarebbe un po' come barare?
- Che succederebbe se si sfondasse lo schermo della tv nel momento in cui la bambina ne sta uscendo? Intendo proprio dire quando è a metà strada, un po' fuori e un po' dentro. Resterebbe materializzato solo il torso? Rimarrebbe mutilata? Si potrebbe battere così?
- Che succederebbe se più persone avessero visto la videocassetta nello stesso momento, insieme, e allo scadere dei 7 giorni si trovassero in luoghi diversi? Samara ha il dono dell'ubiquità? Si materializzerebbe contemporaneamente in più posti? O scalerebbe le esecuzioni? Ha un'agenda per questo genere di cose?
- Che succederebbe se l'unico schermo nei dintorni con cui apparire fosse quello di un cellulare? Samara lo utilizzerebbe comunque? Uscirebbe in versione ridotta? Questo farebbe calare il suo potenziale omicida, o quanto meno la capacità di incutere terrore?
- Che succederebbe se la videocassetta maledetta fosse riversata su dvd? La maledizione varrebbe comunque? Ci sarebbero cose come la selezione scene o un dietro le quinte? E se fosse messa in streaming?
- Che succederebbe se dopo aver duplicato la cassetta per salvarsi la vita si distruggessero entrambe le copie? Magari lasciando passare un ragionevole lasso di tempo. Tecnicamente questo non dovrebbe implicare una nuova maledizione, si potrebbe finalmente ottenere una vittoria.
martedì 1 novembre 2011
Click e plastilina
Credo sia il caso di spendere due parole sul Cowadoodle di ieri.
Perché mentre Google il 31 di Ottobre si butta su una cosa come Halloween, che non devi stare a spiegarla, qui invece ce ne usciamo con un videogioco di nicchia vecchio 15 anni. E magari, ecco, non proprio tutti ne sanno qualcosa.
The Neverhood è un avventura punta e clicca per PC uscita nel 1996. Ne rimasi innamorato all'età di 7 anni, dopo averci giocato un po' a casa di mia zia. Cara zia, cosa mi hai dato. Da allora è rimasto il mio videogioco preferito. Parliamo proprio di affetto, qui, eh.
Ad affascinarmi tanto, e magari dal Cowadoodle traspariva anche un po', il fatto che ogni ambiente, oggetto e personaggio fosse fatto di plastilina. Ero al mio primo approccio con la claymation. Con ogni probabilità, questo è il motivo principale a cui ricondurre la mia totale ammirazione per la stop motion.
La storia narra le vicende dell'omino d'argilla Klaymen. Bisogna salvare il re del mondo pongoso dal traditore di corte. Roba semplice, è in inglese ma non si parla tanto, si va più per facce e gesti. Quanto basta per riuscire a tenere il filo anche da bambino. Meno male.
Si procede tra stanze piene di rompicapi, si risolvono enigmi, si collezionano oggetti, si mettono insieme pezzi. Il tutto è accompagnato da una bellissima colonna sonora e cutscene animate come questa, che almeno un po' ti fanno ridere.
Si procede tra stanze piene di rompicapi, si risolvono enigmi, si collezionano oggetti, si mettono insieme pezzi. Il tutto è accompagnato da una bellissima colonna sonora e cutscene animate come questa, che almeno un po' ti fanno ridere.
Fu un flop. Sul mercato si affacciava, con nuove console e giochi, l'innovazione della tridimensionalità. Quella roba piatta e lenta non tirava mica più tanto, insomma. Il gioco è comunque diventato un cult tra gli intenditori, ma l'insuccesso con il grande pubblico tagliò le gambe al gruppo di programmatori, negando eventuali nuovi prodotti o possibili seguiti, escluso un platform per Playstation. Peccato.
Fino a poco tempo fa mi capitava ancora di togliere la polvere dal disco e rigiocarci almeno una volta l'anno. Passando ad un Mac non è più stato possibile, ahimè; sembra però che in futuro possa essere distribuita una versione del gioco per dispositivi tablet. Chissà, io le dita le ho incrociate. Se vi capitasse per le mani, sappiate che vale.
Ah, poi, non so quanto possa fare testo, ma il protagonista cammina così.
Ah, poi, non so quanto possa fare testo, ma il protagonista cammina così.
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